Per la Cassazione il poker live non è reato. E adesso?
Nell'ormai annosa querelle tra politica e mondo del poker, l'ultimo round in ordine di tempo è a favore di quest'ultimo.
A siglarlo è stata la Corte di Cassazione la quale, pronunciandosi in merito al ricorso intentato dalla Procura di Alessandria riguardante il sequestro di un circolo in cui venivano organizzati tornei di poker con quote di iscrizione di 50 euro, ha stabilito in maniera equivocabile che "Il poker texas hold'em non è un gioco d'azzardo e pertanto non è reato organizzare dei tornei, dal momento che si tratta di un gioco in cui l'abilità prevale sull'alea."
Si tratta di un verdetto molto significativo che restituisce la giusta dignità e immagine ad un gioco che appassiona da anni milioni di italiani: un'attività ludica dove l'abilità prevale sulla fortuna, in controtendenza rispetto a tanti altri giochi già resi legali e promossi dallo stato (lotterie varie, bingo, slot etc).
In sostanza, secondo la Cassazione, in Italia si può giocare a poker live al di fuori dei casinò senza commettere un reato penale, con alcune condizioni:
- i buy-in devono essere contenuti (non è precisato l'ammontare, ma il buy-in utilizzato dal circolo piemontese, 50€, è stato sostanzialmente approvato)
- gioco solo in modalità torneo freezout, niente rebuy, add-on etc
- il premio finale deve essere noto prima dell'inizio del torneo
Va fatta attenzione tuttavia: questa sentenza non evita a priori il rischio di incorrere in un reato amministrativo, nel caso in cui gli organizzatori non siano in possesso dei requisiti previsti dalla legge per organizzare un evento aperto al pubblico, il locale non sia a norma o venga omessa la dichiarazione degli introiti percepiti. Ma questo è un altro discorso.
Che cosa cambia con questa sentenza? In realtà qui possiamo solo fare delle supposizioni. In Italia si continua a giocare (si parla di circa 400 circoli di poker sportivo, quello che "rispetta le regole" per capirci), ma gli atteggiamenti delle Questure variano da zona a zona: si va dalla "permissiva" Puglia, al "mix" in Toscana, alle forti limitazioni in certe zone del Veneto, del Piemonte e del Friuli Venezia Giulia.
Anche se in Italia, dove vige il diritto civile rispetto ai paesi anglosassoni dove vale il diritto comune, il precedente non ha forza vincolante, siamo convinti che questa sentenza avrà una notevole forza persuasiva nel far adottare alla autorità una linea comune nei confronti del poker live su tutto il territorio nazionale. E questo, ci auguriamo, potrebbe essere il primo passo verso l'eleborazione di un regolamente attuativo per il gioco al di fuori dei casinò e di conseguenza per la pubblicazione del famigerato bando contenente le 1.000 licenze di operatore legale nel settore del poker.
A questo punto la palla passa alla politica, alla quale la Magistratura ha fatto un importante assist...