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Dopo Le Iene anche Repubblica si occupa di live..."destro" e "sinistro" al poker!

Nicola Pagano
Nicola Pagano
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Dopo Le Iene anche Repubblica si occupa di live...

Forse è un segnale, probabilmente più negativo che positivo, ma anche Repubblica (e il sito collegato Repubblica.it) si occupa della questione "poker live" nei circoli in Italia.

In questo caso l'inviato del quotidiano nazionale, Fabio Tonacci, si infila in una sala biliardi che "...di tavoli da biliardo non ne ha mai visto uno", perché è a tutti gli effetti è "una delle quindici, forse venti sale presenti a Roma, dove si organizzano affollatissimi tornei con montepremi che arrivano a 200.000 euro, come segnala un manifesto sotto la cassa." L'intento dichiarato del giornalista è quello di scattare una fotografia della situazione romana (o italiana?) del gioco live.

Il gioco live, quello proibito, come si affretta più volte a sottolineare il giornalista, pur registrando il disinteresse degli avventori della sala di fronte alla sua osservazione: "Come se non esistesse la famosa circolare del Viminale, datata 2009, che proibisce di organizzare partite di poker con vincite in denaro..."

L'immagine che viene riportata è quella di una sala poker sicuramente molto nota nell'ambiente romano, dove si organizzano grossi tornei, con montepremi davvero ricchi, frequentata da giocatori e personaggi famosi e dove si gioca anche a cash game, "...l'azzardo puro, il poker più proibito" come lo definisce Tonacci.

Tutto vero. Capiamoci, il poker live nei circoli è vietato, anche se in alcune città le Questure competenti hanno autorizzato tornei settimanali a determinate condizioni (buy-in bassi, premi in beni di consumo e non denaro, etc...).

Quello che però i media continuano a non domandarsi è come mai ci siano così tanti appassionati che continuano a "sfidare" la legge per una serata al tavolo da gioco. E di conseguenza, il motivo per cui tante persone rischiano ed investono in un pubblico esercizio che potrebbe essere chiuso da un momento all'altro.

Forse, passare dall'altro lato della barricata potrebbe essere utile in questo caso. Comprendere l'atteggiamento delle persone potrebbe, per una volta, aiutare i politici a legiferare in maniera corretta e utile per tutti, casse deloo stato in primis. In fin dei conti il proibizionismo è stata una risposta efficace? La storia sembra dirci di no.

Nessuno qui inneggia all'illegalità, ma al dialogo. La stessa cosa è accaduta a livello politico con le recenti elezioni. Solo ora giornali, tv, esperti di comunicazione e di fenomeni sociali si interrogano sul perché il Movimento 5 Stelle stia per diventare il primo partito in Italia...

I sistemi per trasformare il poker live in un sistema regolamentato, fonte di lavoro per molte persone e di un gettito erariale importante, e al tempo stesso in un sano divertimento per milioni di persone, ci sono: licenze, eliminazione del contante e utlizzo di carte prepagate, tessere elettroniche di riconoscimento per gli utenti etc.

Eppure, questo tipo di analisi proprio non passa per la testa dei giornalisti: "È prevista una gara di assegnazione per mille licenze valide per il poker live, ma il direttore dei Monopoli di Stato, Luigi Magistro, ha più di un dubbio e infatti non ha ancora emanato il regolamento attuativo. Quindi, per ora, restano bische clandestine." Così si legge nel pezzo apparso su Repubblica.

E anche l'eventuale rischio sociale (infiltrazioni malavitose, gioco compulsivo...), se è questo che preoccupa il direttore dei Monopoli, sta ai vari Gratta & Vinci, Superenalotto, Slot e Videolottery, almeno tanto quanto al poker, se non di più. Ma da anni questi giochi sono legalizzati nel nostro paese e, a differenza del poker, rappresentano l'azzardo vero e proprio.

Al Dr. Magistro vorremmo proprio chiedere: perché la questione del poker live non si risolve? Quale lobby tira le fila questa volta? A pensare male si fa peccato, ma a volte ci si azzecca.

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Nicola Pagano
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