Bluffare o non bluffare…ecco il dilemma!
Questa volta mi voglio addentare in un terreno insidioso e al tempo stesso “artistico” come quello del bluff. La domanda che spesso ricorre è: quanto conta il bluff nel Texas Hold’em No Limit?
Di sicuro io per primo non ho costruito la mia storia di giocatore su quest’arma e non sono famoso come “bluffer”, mentre ci sono giocatori che hanno un’abilità innata per questa tecnica. Penso ad esempio, per rimanere in Italia, all’amico Dario Minieri che ha fatto del bluff un suo marchio di fabbrica che sa compiere con grande naturalezza.
Tuttavia io non sono d’accordo con chi ritiene che il bluff sia l’essenza stessa del TH. La scelta di rubare un piatto deve essere fatta nella situazione giusta e al momento giusto, diversamente si rivela un approccio al gioco assolutamente perdente! Bluffare bene e in maniera redditizia non è semplice, è un po' un'arte, qualcosa che unisce aspetti di logica, strategia, calcolo, psicologia e anche un po' di estro personale. E' una scelta di gioco che per risultare efficace deve anche essere nelle corde di chi la effettua, appartenere allo stile del giocatore, altrimenti se non viene effettuata con la giusta spontaneità, risulta controproducente.
Ha però dei vantaggi, e anche molto importanti. Il primo, ovviamente, è quello di permetterci di vincere un piatto con la mano peggiore. E questo non è poco. Il secondo è diventa rilevante nel lungo periodo e, per quanto strano posso sembrare, mantiene la sua importanza anche quando veniamo scoperti con…le mani nella marmellata!. In sostanza, nel corso di un torneo o di una sessione di cash, dobbiamo cercare qualche bluff anche per dare un’immagine più imprevedibile al nostro gioco, evitando di diventare troppo leggibili. Se l’immagine che diamo è solida, a maggior ragione vale la pena di provare un bluff, soprattutto se un avversario mostra debolezza verso di noi: anche quando otteniamo il fold, è probabile che qualche dubbio gli resti; se invece veniamo scoperti, avremo dimostrato che possediamo un arsenale completo di giocate e magari qualcuno ci pagherà in futuro, proprio quando saremo ben attrezzati per lo showdown!
Non intendo in questo spazio entrare in un’analisi dettagliata di giocate, quanto piuttosto suggerire quelle che considero le condizioni ottimali per realizzare con profitto un bluff.
Primo: il bluff va realizzato con spontaneità, senza dare indicazioni di incertezza (tells se giochiamo live). Dobbiamo farlo COME SE avessimo in mano il punto vincente. Questo è molto importante: immaginiamo davvero di avere chiuso la scala o settato, e questo ci aiuterà ad essere credibili, sia nella size della puntata che nell’agire stesso.
Il secondo punto da capire è quando conviene bluffare. Si tratta di valutare l’azione in relazione all’entità del piatto. Cerchiamo di limitare i bluff alle situazioni in cui è “economicamente” conveniente, quando c'è' un giusto rapporto tra le chips che investiamo nel bluff e il piatto che cerchiamo di vincere in questo modo.
Terzo: l'avversario o gli avversari. E' fondamentale capire contro chi stiamo giocando, se si tratta di avversari in grado di foldare una mano se si ritengono battuti o se invece si tratta di giocatori mediocri che preferiscono chiamare anche con mani e punti marginali. E' evidente che contro questo tipo di giocatori, in particolare le cosiddette calling station, bluffare è controproducente dal momento che con buona probabilità chiameranno il bluff; allo stesso modo può diventare pericoloso cercare un bluff contro giocatori loose aggressive estremi, i cosidetti maniac, dal momento che sono molti difficili da prevedere e spesso preferiscono rischiare di perdere tutte le chips piuttosto che abbandonare una mano. Targhettiamo giocatori che sanno foldare, giocatori passivi o spaventati o quelli che mostrano un gioco ripetitivo e prevedibile
Cerchiamo inoltre di limitare il bluff alle situazioni di heads up. E' abbastanza pericoloso avventurarsi in bluff che includano 2 o più avversari, dal momento che è molto difficile riuscire a farsi un'idea precisa di cosa possano avere in mano così tanti giocatori.
Quarto: “saper leggere la mano” degli altri, basandosi sull'idea che ci siamo fatti del loro stile e del tipo di giocate che preferiscono effettuare. Ma non basta: è altrettanto importante capire l'immagine che noi diamo agli altri. Ad esempio se giochiamo troppe mani, se rilanciamo sempre, se incassiamo più piatti di seguito senza mostrare mai un punto, ci potrebbe essere la tendenza nei nostri avversari a non “darci credito” e quindi a chiamare i nostri bluff. Evitiamo di essere considerati dei regular in questo campo! . Viceversa, se giochiamo poche mani o se manchiamo dall'azione da un po' di tempo o se le volte che abbiamo vinto un piatto abbiamo mostrato un punto importante, allora gli avversari saranno più propensi “a crederci” e questo ci offre molte più chance di realizzare un bluff di successo.
Sta in questo l'importanza di saper alternare modalità di gioco diverse durante una sessione di poker, di cambiare il proprio stile per non dare punti di riferimento alla lettura dei nostri avversari.