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Affrontare le fasi di un MTT (settima parte)

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Il nostro percorso attraverso la varie fasi di un MTT giunge ormai al termine. Sino a qua abbiamo visto come adattare strategia, tecnica ed elementi di psicologia in base all’evolversi del torneo. Ora siamo arrivati al final table, il momento clou dopo tanti giorni di fatica è raggiunto.

Di per sé il tavolo finale meriterebbe un’ampia trattazione specifica che non è possibile in questo spazio. Voglio comunque cercare di sintetizzare i miei consigli su come affrontate l’ultimo scoglio che ci separa dall’obiettivo massimo, il primo posto nel payout!

Consiglio n.1: curare fisico e mente
Per prima cosa, arrivare al tavolo finale significa sottoporsi ad una situazione di stress psico-fisico notevole. I premi adesso sono quelli importanti e ogni azione può essere decisiva. E’ fondamentale pertanto arrivare in buona condizione fisica, per la quale serve un adeguato riposo (in media almeno 7 ore) e un’alimentazione proteica, che nutra senza appesantire.

Consiglio n.2: preparare la gara
Normalmente il tavolo finale ci consente il tempo e le possibilità di preparare una strategia adeguata. Ormai dovremmo conoscere bene gli avversari che andremo ad affrontare, per cui sviluppare a tavolino il nostro approccio alla gara in relazione ad ognuno di essi può fare la differenza. In questo modo saremo anche molto più pronti e decisi in ogni azione al tavolo, dando un’immagine di forza e incutendo rispetto negli avversari.

Consiglio n.3: forza psicologica
Il tavolo finale è una sorta di sit&go dove i giocatori si conoscono e partono con stack diversi. Gran parte del successo ad un tavolo finale, soprattutto quando il numero di giocatori si restringe, diventa una questione psicologica. Facciamo attenzione ai segnali di debolezza. In parte lo abbiamo già detto nel “preparare la gara”, ma qui aggiungiamo che non dobbiamo avere cali psicologici e di attenzione. Se siamo in difficoltà cerchiamo di limitare i danni con un approccio “solido” alla gara e approfittiamo della prima pausa per recuperare le energie e rifare ordine nelle idee. L’obiettivo deve essere la vittoria finale, per cui rimaniamo concentrati su questo e evitiamo di dimostrare appagamento o timore reverenziale verso gli avversari.

Consiglio n.4: l’importanza dello stack
E’ abbastanza chiaro, ma il nostro stack avrà un ruolo decisivo al tavolo finale. Di solito il payout di un final table presenta dei “gradini” abbastanza differenziati in termini economici. Uscire 9° o 8° rispetto che 5° cambia in maniera rilevante quello che ci mettiamo in tasca. Se il nostro stack è abbastanza deep, non dilapidiamolo. L’ideale è riuscire ad incrementarlo prendendosi qualche rischio in più sugli short stack (di solito ci sono sempre un paio di giocatori con 10-15 bb) che inizieranno ad andare all-in abbastanza in fretta, ed evitiamo invece guai con chi invece ha uno stack che ci può danneggiare (fold equity). Quando invece il nostro stack è intermedio, il mio consiglio è di essere un po’ più tight, ma quando entriamo in azione non dobbiamo avere paura di effettuare 3bet o di andare all-in preflop, proprio perché lo stack che possediamo può indurre al fold anche il chipleader.

Consiglio n.5: imprevedibilità
Se giochiamo in maniera troppo prevedibile e rinunciataria, gli avversari più scaltri ci prenderanno le misure. Dobbiamo sapere leggere il variare delle situazioni al tavolo. Individuare chi ha paura, cambiare ritmo e selezione delle starting hands. Nel momento in cui il numero di giocatori cala è fondamentale diventare più aggressivi e ampliare il range delle mani di apertura. Sul board induciamo gli avversari all’errore: tentiamo il bluff al momento giusto, e facciamoci pagare in massimi con slow play, check-raise e inducing bluff.

Consiglio n.6: il deal
Potrebbe arrivare ad un certo punto una situazione in cui qualcuno propone il classico deal. Qui c’è poco da dire: la scelta è personale, ma il criterio a mio avviso deve basarsi soprattutto su come viviamo la sfida con gli altri. Se soffriamo l’avversario/i (per maggiore esperienza, abilità etc) allora il deal può essere una scelta giusta; diversamente…puntiamo al massimo! Se però rifiutiamo un deal, poi dobbiamo giocare senza pensarci più, come se non fosse mai esistito. Niente rimpianti, vada come vada!

Consigllio n.7: heads up
Se siamo arrivati fino al testa a testa, allora è stato davvero un grandissimo torneo! L’hu è una specialità a parte, che non possiamo trattare qui. Lettura dell’avversario, psicologia e adeguamento alle varie situazioni sono la chiave nel gioco a due. Se riusciamo ad entrare nella testa dell’avversario, avremo un vantaggio molto grande. Ma se non ci riusciamo o se chi ci sta di fronte è più abile di noi, allora il mio ultimo consiglio è quello di essere più aggressivi soprattutto nel preflop, con una propensione a cercare senza esitazione gli all-in preflop in coin flip o anche al 60-40%.

Con questo ultimo consiglio concludiamo la rassegna sul final table e sul Texas Hold’em in modalità torneo. Continuate a seguirmi per altre incursioni in questo meraviglioso gioco e nel frattempo…buon MTT a tutti!

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