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Affrontare le fasi di un MTT (sesta parte)

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Affrontare le fasi di un MTT (sesta parte) 0001

Siamo ormai alla volata finale in questa nostra analisi di un mtt. E visto che le carte ci hanno sorretto fino a qua, siamo anche alla volata verso il final table!

Nell’ultimo appuntamento abbiamo sentito il fatidico annuncio del floorman “siete tutti a premio”: la bolla è scoppiata e tutti tirano un sospiro di sollievo. Questo, quasi sempre, comporta da principio anche una fase più “rilassata e loose” del gioco, nella quale i giocatori mollano il freno e gli all-in preflop si susseguono. Attenzione a non farsi prendere la mano da questa euforia! Rimaniamo concentrati, sempre tenendo il focus attentivo sullo stack, che rimane l’elemento principale anche in questa fase.

Quando ragioniamo sul nostro stack, lo facciamo sempre come calcolo del fattore M o conteggio BB, ma anche in relazione a quello dei nostri avversari, per capire su chi abbiamo più margine d’azione. In sostanza valgono le considerazioni discusse in precedenza, con qualche spunto in più.

Ad esempio, se ci troviamo nella situazione di essere big stack, abbiamo la possibilità di fare qualche chiamata un po’ più “allegra” del solito sugli stack più corti, proprio in considerazione del fatto che molti di loro metteranno spesso tutte le chips in mezzo con mani marginali. Sempre “modus in rebus” comunque: il fatto di avere tante chips non è un buon motivo per distribuirle ad ogni mano! Quando decidiamo di aprire il gioco, rilanciando ovviamente (teniamo presente che adesso l’entità deve oscillare tra2-2,5x e non di più!), facciamolo comunque sapendo che non potremo foldare di fronte al reraise all-in di uno short stack. Viceversa l’opzione del fold c’è, se il rilancio è di un giocatore con uno stack più incisivo.

Per gli short stack, in questa fase la regola è “o la va o la spacca”. Attendere i miracoli, per trovarsi divorati dai bui o fare un double up con uno stack ormai ridotto all’osso, non serve a nulla. Buttiamoci dentro alla prima occasione buona.

Gli stack intermedi sono invece quelli che devono fare le valutazioni più attente. In questo caso il nostro all-in ha ancora peso, ma aspettare troppo per fare una mossa può diventare pericoloso. Il mio consiglio è anche quello di valutare il payout per prendere una decisione. E’ logico che l’obiettivo di tutti sia il tavolo finale, ma se ci sono ancora molte eliminazioni prima di arrivarci, non si può diventare troppo passivi. Esistono due tipi di payout: corto, cioè con molte posizioni pagate allo stesso modo, e lungo, ovvero composto da tanti gradini con premi diversi. Nella prima situazione a mio avviso conviene “gamblare” un po’ di più con uno stack medio, prendersi maggiori rischi per cercare un double up che ci lanci versi il final table. Se le cose vanno male, non avremo comunque agonizzato a lungo per prendere lo stesso premio di chi è uscito 10 posizioni prima di noi. Se invece il payout è lungo forse si può avere un atteggiamento un po’ più prudente.

Sempre per quanto riguarda il gioco preflop, molta prudenza a fare call su un open raise: è molto probabile che qualcuno dietro a noi opossa optare per uno squeeze mandando l’all-in, prendendoci in questo modo nel cosiddetto “sandwich”, una situazione che dobbiamo invece evitare. Call solo se parliamo per ultimi (bui), se non abbiamo giocatori troppi aggressivi alla nostra sinistra o se possiamo permetterci di chiamare l’eventuale all-in di uno short stack che parla dopo di noi. In tutti gli altri casi o fold o 3bet.

Con le carte sul board poi, ricordiamo due cose: se troviamo un progetto al flop (flush o straight draw) consideriamo che ce lo dovremo giocare in-all in quel momento, perché diventa molto problematico chiamare una c-bet al flop per poi fronteggiare una 2nd barrell al turn. Si può però sfruttare a pieno la forza di un semibluff al flop in queste situazioni, con una giocata aggressiva, sempre che il nostro stack possa indurre al fold l’avversario.

Analogamente anche la donk bet ha senso, a due condizioni però: che ci siano buone probabilità che l’avversario foldi a causa del nostro stack; essere disposti a chiamare un eventuale reraise all-in. Negli altri casi è meglio mettersi in modalità check-fold (o in casi più rari check-call).

C’è un ultimo suggerimento che mi sento di dare per quanto riguarda questa fase. Ricordiamo che prima del tavolo finale ci sarà una situazione di gioco su 2 tavoli in modalità “short-handed”: prepariamoci mentalmente e strategicamente in anticipo, con un range più aperto di starting hands e una maggiore aggressività.
Superato questo, saremo approdati al tavolo finale, il nostro obiettivo. Ma questo è un argomento per una trattazione a parte. Alla prossima!

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