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Affrontare le fasi di un MTT (parte 1)

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Affrontare le fasi di un MTT (parte 1) 0001

Un saluto a tutti da Luca Pagano. Apriamo le danze anche con la rubrica di tecnica dedicata al Texas Hold'em No Limit. All’interno di questo spazio ci occuperemo di aspetti tecnici, tattici e psicologici del gioco quando si affronta un torneo multi tavolo (MTT).

Partiamo da una cosa apparentemente scontata, ma non così banale. E’ evidente che gli MTT non sono tutti uguali: differiscono principalmente tra loro per durata, struttura, tipologia di payout e vari altri fattori. Il primo consiglio che mi sento di dare a chi desidera avvicinarsi ai tornei multitavolo è proprio quello di studiare in maniera preventiva la struttura del torneo, per impostare una strategia che tenga conto dello stack e dei livelli di gioco. Analizzandoli cerchiamo di capire se nelle prime fasi del torneo c'è ampia giocabilità ma se la struttura rischia di “crashare” a metà competizione, a causa di una composizione dei livelli troppo verticale da un certo punto in poi. E’ quello che succede spesso quando vengono proposti tornei con uno stack di partenza molto elevato (deep stack) che devono comunque terminare in tempi piuttosto ristretti: all’inizio l’illusione di poter applicare un gioco spumeggiante grazie all’ampia dotazione di chips, salvo poi rendersi conto a metà torneo che la maggior parte dei giocatori è “committata” all’azione preflop a causa di un rapporto stack/bui troppo esiguo. A nostro avviso un buon MTT, che duri più di un giorno, dovrebbe avere livelli di circa 45 minuti, stack compreso tra 15.000 e 30.000 chips, bui con andamento costante a partire da 25/50 o 50/100. Come indicatore generale, possiamo dire che una buona struttura di torneo non dovrebbe mai avere l’average che scende sotto un fattore M=12 o 22 big blinds (bb).

I fattori che andremo ad analizzare in ogni fase del torneo sono tre: l’aspetto strategico, quello tecnico, quello psicologico (mindset) e di immagine al tavolo.

La prima fase di un torneo è quella cosiddetta dei bui bassi. Facendo riferimento al tipo di torneo che abbiamo indicato, si tratta del Day1, quando l’average va da un max di 300/250 bb ad un minimo di 100/75 bb.
Dal punto di vista della strategia, cerchiamo di non rischiare troppo all’inizio. Il motivo è evidente: il torneo non si vince in questa fase. Le statistiche dicono che molto raramente il chipleader del Day1 di un torneo importante è risultato poi essere il vincitore finale. Insomma, il rischio non vale la candela. Evitiamo quindi gli all-in a meno che non siano indispensabili, evitiamo rilanci sproporzionati e adottiamo un approccio che prediliga il pot control piuttosto che ingrandire i piatti. La teoria del gioco moderno parla infatti di smallball, un termine mutuato dal baseball: si punta a realizzare guadagni medio-piccoli ma regolari, base dopo base, piuttosto che cercare direttamente il fuoricampo (per chi mastica il baseball) o il colpo del ko (per chi preferisce il pugilato).

Questo vale già a partire dall’azione preflop. Cerchiamo di rilanciare, quando apriamo il gioco (open raise), in maniera controllata, con raise che siano circa 3 volte il bb, aumentando di poco se il tavolo è molto loose (oppure riducendo il numero di rilanci, in questo caso).
E’ inutile forzare le aperture per rubare i bui, che in questa fase rappresentano una frazione insignificante dello stack. Conviene quindi essere abbastanza selettivi nella scelta della starting hands: apriamo con coppie e assi forti e qualche broadway (KxQx ad es.), evitiamo invece i rilanci con mani che ci possono creare problemi, come ad esempio coppie medio-basse (da 7x7x in giù) e assi deboli (A9 e inferiori).

A volte può capitare di trovarsi seduti su tavoli abbastanza loose e passivi, il che si traduce in questa fase di gioco in una certa propensione a chiamare i raise e ad aprire il gioco limpando. Ne consegue che contro avversari di questo tipo sarà necessario essere ancora più selettivi con gli open raise, ma al tempo stesso ci verrà offerta l’opzione di qualche limp di posizione. Il limp in questa fase è in effetti ancora accettabile, soprattutto con le mani cosiddette “speculative” ovvero i suited connectors e le coppie medio-basse, che sono combinazioni di carte che possono realizzare punti forti (set, scale, colore) in situazioni di multiway pot. A condizione che il limp non diventi sistematico e soprattutto che lo rimuoviamo rapidamente dalle nostre opzioni di gioco, non appena i livelli salgono e/o l’aggressività aumenta. (continua)

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