Affrontare le fasi di un MTT (quinta parte)
Siamo ormai arrivati al cuore di un torneo mtt: la fase della cosiddetta bolla. In questa fase ci si gioca tutto, ovvero la possibilità di andare “in the money” oppure di rimanere a bocca asciutta.
Per tanti giocatori, questa è la parte più critica di un torneo, quella in cui la paura e l’insicurezza possono prendere il sopravvento. E’ chiaro quindi che prima di tutto dobbiamo imparare ad evitare questi stati psicologici e al tempo stesso sfruttarli come punto di debolezza decisivo quando li individuiamo negli altri. La prima parola quindi da associare a questa delicata fase di gioco è psicologia (o mindset).
Il secondo, facile da intuire, è stack. Se il ruolo delle chips era importante nella fase precedente, a maggior ragione lo è adesso: il gioco si concentra quasi del tutto nella fase preflop, per cui dobbiamo conoscere sempre la nostra situazione in termini di bb o fattore M, per sapere quanta azione possiamo permetterci.
Dal punto di vista strategico partiamo con il presupposto che se decidiamo di entrare in un piatto dobbiamo farlo sempre con aggressività. Il limp preflop è ormai già sparito dal nostro vocabolario, ma in questa faseil concetto di “Gap” si accentua ancora di più.
Il concetto di Gap è stato elaborato per la prima volta da David Sklansky e sostanzialmente ci dice che per rilanciare (ovvero essere l’aggressore) serve una mano meno forte di quella necessaria per effettuare il call. In altre parole non fa altro che enfatizzare il concetto che l’aggressività paga, o che l’attacco è la miglior difesa o, comunque vogliate metterla, che quando siamo noi ad attaccare mettiamo sotto pressione gli avversari. E in questa specifica fase, vista lo spauracchio eliminazione (fattore psicologico), questo approccio diventa ancora più efficace.
Ne consegue che questa sarà la strategia da adottare di default quando siamo big stack, anche se questo non significa di per sé sperperare le chips. Se quando siamo in steal subiamo contro aggressioni da parte di giocatori con uno stack che può minacciare seriamente il nostro, allora a volte si può foldare preflop se la nostra è una mano marginale. Insomma aggressività ma “cum grano salis”.
Una regola improntata alla saggezza ci dice che, qualunque sia la nostra situazione in chips, scegliamo di attaccare soprattutto chi ha molto da perdere da uno scontro con noi, ovvero stack che copriamo con ampio margine, stack pericolanti (quelli che in questa fase oscillano da 10 e 20 bb) e quei giocatori che dimostrano di essere money scared, impauriti cioè dall’idea di essere eliminati (questo lo percepiamo da atteggiamenti al tavolo, tensione, irrequietezza, espressioni verbali, mani che tremano, tendenza a foldare con facilità oppure incertezza nel prendere le decisioni). Naturalmente se abbiamo tante chips possiamo anche optare per chiamate un po’ loose contro i giocatori più short che anche in caso di vittoria non andranno ad intaccare più di tanto il nostro stack.
Viceversa quando siamo noi (speriamo capiti poche volte…) lo short stack al tavolo (10-15 bb), le nostre decisioni saranno abbastanza vincolate. E’ la classifica situazione di “push o fold”. L’accortezza sta nello scegliere momento e posizione giusta: se siamo in early position, con 6-8 giocatori che parlano dopo di noi, scegliamo di andare in all-in con una mano di valore; viceversa se siamo in mid o late e apriamo noi il gioco, possiamo allargare il range di mani con cui mettere tutte le chips in mezzo. Un’accortezza particolare infine se rischiamo di scontrarci con uno stack molto ampio: come detto prima la sua selezione di call potrebbe essere abbastanza loose, per cui cerchiamo di non rubare su questo avversario con mani troppo marginali.
Lo stack intermedio è forse quello più complesso in questa fase: se perdiamo un colpo possiamo ritrovarci immediatamente short, ma al tempo stesso non possiamo lasciare che gli avversari al tavolo ci attacchino in continuazione. Ricordiamoci che lo stack che abbiamo ci può consentire anche di aspettare qualche mano buona, ma quando optiamo per giocare facciamolo sempre con aggressività e senza esitazioni.
I miei consigli, validi per qualsiasi tipo di stack possediamo, per questa fase sono:
1. teniamo sotto controllo il nostro stack e al cambio di livello (quanto incide il prossimo livello sullo stack?)
2. occhio agli avversari (hanno paura? Sono distratti e stanno tirando i remi in barca? Sono agitati o money scared?)
3. occhio allo stack degli avversari
4. occhio al chipcount e al clock: a che punto siamo? Quanto manca allo scoppio della bolla?
5. Pensiamo in anticipo, decidiamo prima come giocare una mano
Vediamo infine anche qualche tecnica di gioco utilizzabile in questa fase. Si tratta in prevalenza di giocate preflop, come ad esempio lo squeeze, da utilizzare soprattutto quando gli avversari dimostrano debolezza (ad es. su apertura da late, seguita da un call, possiamo mandare l’all-in per vincere il piatto preflop, in particolare se il nostro stack “pesa” su quello degli avversari). Oppure si può provare qualche trappola preflop, come ad esempio limpare con una monster (AA) sperando in un rilancio di un avversario dopo di noi. E’ una giocata che però la maggior parte dei player esperti riesce ad identificare, per cui non mi sento di consigliarla con leggerezza, dal momento che potrebbe portare più guai che guadagni reali. Molto meglio un raise anche minimo e sperare di attirare ugualmente un opponent.
Infine, una tecnica non molto usata, ovvero lo stop ‘n go. Consiste nel fare solo call sul rilancio di un avversario, per poi mettere tutte le chips in mezzo su qualsiasi flop. Serve quando, a causa di una differenza in stack rilevante, il nostro all-in preflop verrebbe instant callato dall’original raiser. Andando al flop, se l’avversario non ha preso nulla, il nostro all-in potrebbe risultare più efficace. Da utilizzare solo in late position (quando cioè non ci sono troppi giocatori dopo di noi, l’ideale è in blind war) e soprattutto con le coppie medio-piccole. Anche in questo caso, è una tecnica che non consiglio in modo particolare.