Affrontare le fasi di un MTT (parte 2)
Un bentrovato a tutti. Riprendiamo il percorso che ci porta ad analizzare le stretegie da seguire nelle varie fasi di un MTT.
Nel precedente articolo abbiamo visto come impostare il gioco preflop nella fase di "bui bassi", diamo adesso uno sguardo all’azione postflop. Naturalmente si tratta di indicazioni generali, non potendo coprire l’enorme varietà di situazioni che si possono creare, ma avere qualche riferimento concettuale di base su come gestire il gioco con il board può essere molto importante.
Spesso infatti si rischia di investire troppo in proporzione al guadagno previsto. Ricodiamoci prima di tutto che il torneo non si vince in questa fase! Evitiamo pertanto di infilarci in piatti troppo rischiosi che possano penalizzare in maniera consistente il nostro stack qualora le cose vadano male.
Per questo motivo cerchiamo di prediligere un gioco più “lineare” e meno all’insegna di trick plays o giocate complesse.
Due elementi tendono a contraddistinguere l’azione al flop in questa fase: piatti contesi da più avversari (multiway pot) e una certa tendenza al call da parte di molti giocatori.
Dal punto di vista tecnico questo ha delle conseguenze. Limitiamo lo slow play e il check raise: in una caso come nell’altro rischiamo o di regalare carte gratis (cosa molto pericolosa quando ci sono 2 o più avversari nel piatto) oppure, nel caso del check raise, di gonfiare un pot dal quale poi non riusciamo più a sottrarci nel caso in cui escano carte sfavorevoli.
Usiamo slow play e check raise solo in situazioni ben definite: punto fortissimo, un solo avversario nel piatto e possibilmente che sia un aggressivo, in modo da poterlo intrappolare e sottrargli un bel po’ di chips.
Cerchiamo di prediligere puntate standard quando pensiamo di essere avanti sul board: sarà la stessa tendenza al call da parte degli avversari a regalarci chips quando le cose vanno bene, eviteremo invece conseguenze pesanti quando vanno male. Regoliamo l’entità della puntata anche in base al numero di avversari nel piatto: value bet di metà piatto contro un solo avversario, aumentiamo l’importo se vogliamo proteggere il nostro punto da più avversari.
Anche il bluff non è un’arma della quale bisogna abusare in questa fase: le vincite spesso rischiano di essere sottodimensionate rispetto all’entità che è necessario puntare per vincere il piatto. Preferibile in questo senso è l’utilizzo del semibluff che, nel caso l’avversario non foldi, apre le porte alla possibilità di chiudere un buon punto.
A volte, questa tecnica, può essere utilizzata per ottenere una carta gratis e al tempo stesso controllare l’entità del piatto. Supponiamo di avere al flop un progetto a colore o scala bilaterale e il vantaggio della posizione sull’avversario in gioco: sulla sua puntata al flop possiamo pensare di effettuare un rilancio che molto probabilmente lo indurrà a chiamare (se ha qualcosa in mano) per poi fare check al turn. Questo ci offre due opzioni: continuare a puntare al turn in semibluff oppure checkare anche noi, con il vantaggio di vedere il river gratuitamente e di tenere l’entità del piatto sotto controllo. E’ quello che in gergo viene chiamato raise for the free card.
Ancora una volta dobbiamo mettere in evidenza l’importanza di effettuare il pot control in questa prima fase del torneo che, come tutti i teorici dell’approccio smallball spiegano, è davvero molto importante per evitare di compromettere il proprio percorso verso la zona premi quando il torneo è ancora “giovane”.
Nella prospettiva di adottare un gioco “lineare”, anche la cosiddetta donk bet assume valore, soprattutto nel gioco moderno, caratterizzato da un numero elevato di giocatori con tendenza al rilancio preflop con mani marginali. Si tratta in sostanza di uscire in bet al flop con un punto quando non abbiamo posizione e non siamo stati noi ad aggredire preflop. Va fatto puntando al massimo metà piatto e soprattutto quando il board non presenta il rischio di subire un rilancio da parte di chi ha attaccato preflop, ad esempio quando non ci sono Ax e Kx sul tavolo. In questo modo possiamo prendere informazioni e magari bloccare sul nascere l’iniziativa dell’avversario.
Infine due parole sulla parte psicologica e di immagine al tavolo. In questa fase trascorreremo molto tempo seduti con gli stessi avversari, per cui diventa fondamentale dedicare tempo ad analizzare il loro stile, il betting pattern e il loro atteggiamento in generale verso il gioco. Registriamo tutto, come puntano, quanto e quando, se sono rilassati o nervosi, se sono loose o tight, passivi o aggressivi. Studiamoli anche quando non siamo coinvolti nella mano e quindi manteniamo il focus attentivo sul gioco anche nei momenti rilassati.
Allo stesso tempo cerchiamo di costruire la nostra immagine al tavolo, sulla base del messaggio che vogliamo far passare, ma ricordando che dovremo saperla modificare all’improvviso per ottenere il “vantaggio sorpresa” sugli avversari!
continua nel prossimo appuntamento