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Affrontare le fasi di un MTT (quarta parte)

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Siamo ormai al Day2 del nostro torneo. A questo punto il ruolo e la gestione dello stack sono gli elementi principali da considerare. Per certi versi, questa fase del torneo enfatizza una delle caratteristiche del poker, ovvero quella di essere prima di tutto ungioco di chips.

Abbiamo già accennato al concetto decisivo di fold equity e all’indispensabile uso del fattore M (o calcolo dei BB). Lo stack incide anche sulle nostre scelte nella fase preflop. Se ci troviamo, ad esempio, a gestire uno stack ampio (70 bb in su) possiamo cercare di essere aggressivi, rilanciando con una selezione di mani più ampia (il che però non significa sperperare le chips chiamando tribet/all-in con mani assolutamente marginali!).

Mano a mano che si scende nel chipcount siamo costretti ad aumentare la prudenza, ma quando entriamo in gioco facciamolo sempre con decisione. Naturalmente se ci troviamo in situazioni già di short stack (da 20bb in giù) il nostro gioco sarà condizionato alla fase preflop (fase di push o fold), per cui selezioniamo bene le mani, soprattutto in base alla nostra posizione al tavolo: mani più forti per aprire se siamo in early position, range più ampio avvicinandoci alle late e non c’è azione prima di noi.

Un consiglio importante per questa fase di torneo (e anche per le successive): facciamo molta attenzione a chi agisce dopo di noi, a come sta giocando (è “chiuso” o sta attaccando il tavolo con continuità?) e al suo stack (abbiamo un rapporto di fold equity favorevole o meno nei suoi confronti?).

Spostiamo adesso l’attenzione al gioco al flop, dal momento che in questa fase se ne vedrà ancora parecchio e sarà determinante affrontare il board in maniera corretta, evitando gli errori più grossi. Aggressività è la parola chiave anche al flop. Ne consegue che la continuation bet va usata molto spesso. Precisiamo, usata non abusata! Se siamo contro 3 avversari, non troviamo il punto su un flop drawy (ovvero con possibilità di scala/colore o con figure) è consigliabile fare check. Ma in tutte le altre situazione attacchiamo i board quando siamo gli original raiser. Quest’arma va usata a maggior ragione in situazioni di semibluff.

La tensione e quindi anche la paura di venire eliminati crescono e questo è un elemento che va sfruttato. Significa che è anche il momento di provare qualche buon bluff. Vincere un po’ di chips in bluff in questa fase vale tanto oro quante sono le chips vinte! I giocatori più spaventati sono l’obiettivo delle nostre azioni: bluffiamo sulle varie streets quando ci dimostrano debolezza o quando, su board rag (senza assi o K) si creano i presupposti per simulare la chiusura di una scala o di un colore. Questa fase del torneo è quella giusta per mettere in mostra le nostre abilità nel bluff!

Attenzione però che l’aggressività, soprattutto quando diventa eccessiva, può avere degli effetti negativi. Può capitare che a forza di pushare e aggredire si rimanga intrappolati in qualche tranello, come ad esempio lo slow play. Quindi, quando abbiamo un buon punto, sfruttare l’aggressività degli avversari è una buona idea, ad esempio usando il già citato slow play (con punto molto forte, da set in su), il check raise e inducing bluff (lett. "indurre al bluff”): al turn o al river facciamo check simulando debolezza quando invece abbiamo una mano molto forte. Se il nostro avversario è aggressivo, potrebbe tentare un bluff, regalandoci in questo modo chips che invece non avremmo preso se avessimo puntato noi per primi.

Esistono poi anche delle “armi” anti-aggressione e ne indichiamo qui 3 tra le più comuni: la cosiddetta donk bet che consiste nell’uscire in puntata al flop quando non siamo noi gli original raiser, siamo fuori posizione e pensiamo che il nostro avversario non abbia migliorato la propria starting hand. Tuttavia, con il gioco moderno, consiglio di usare la donk bet con moderazione e soprattutto contro avversari non eccessivamente aggressivi.

Il floating invece consiste nel limitarsi a chiamare (meglio se lo si fa con il vantaggio della posizione) la puntata al flop dell’original raiser, per attendere la sua azione al turn ed eventualmente prenderlo in contropiede. Si usa anche per preparare un bluff al turn o al river, nel momento in cui l’avversario ci dimostri debolezza.

Infine la cosiddetta stopping bet: la usiamo al turn quando siamo in draw per “stabilire” il prezzo dell’ultima carta o al river per impedire un possibile bluff dell’avversario. In sostanza il concetto è:puntiamo noi per evitare di essere aggrediti.

Ultima cosa da tenere presente, proprio riguardo le mani “draw”: prudenza nel giocarle in questa fase, perché se non le chiudiamo questo potrebbe costarci chips importanti per la fase successiva cioè quella, delicatissima, che ci porterà allo “scoppio della bolla”.

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