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Lock Poker: una Storia di Alcol, Viaggi di Lusso ed Investimenti Sbagliati

Lazzaro Cadelano
Lazzaro Cadelano
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lock poker

I giocatori di Lock Poker non vedranno mai più i soldi sui loro conti. Un fulmine a ciel sereno sta per far infuriare centinaia di player della poker room, anche se l’epilogo può non sorprendere visto che arriva in seguito a spese folli e investimenti insensati da parte della società.

L’ACCUSA. A sollevare il polverone è proprio l’ex portavoce di Lock Poker, Shane Bridges, che punta il dito contro il CEO della room Jennifer Larson “capace di non accontentarsi di bottiglie di vino di valore inferiore ai 500 dollari”. E visto che l’istrionica manager “faceva scorrere fiumi di champagne ed era sempre ubriaca” pare che i soldi dei giocatori, circa 15 milioni di dollari non siano andati “in fumo” per semplice perdite al gioco, ma siano proprio andati in alcol.

UN PATRIMONIO SPARITO. Cene costose oltre ogni limite, voli in aereo in prima classe con tutti i confort, shopping sfrenato e alberghi di lusso: così Lock Poker è finita in bancarotta. C’è da dire che una mazzata pesante l’aveva data il Governo degli Stati Uniti, che aveva sequestrato i sistemi di pagamento. Solo che il vertice societario anziché arginare le perdite e pensare alla tutela dei giocatori ha usato i loro soldi, prosciugando i conti.

I PRIMI SEGNALI. Che qualcosa non andasse per il verso giusto nella room britannica si era capito già tre anni fa, quando nel 2012 si registrarono i primi ritardi nei prelievi dai conti: alcuni players hanno impiegato due anni per poter prelevare i propri soldi. Alcuni giocatori, un anno dopo, era il settembre 2013, hanno provato a ricavare quanto più possibile, arrivando persino a svalutare i propri conti addirittura chiedendo solo 20 centesimi per un dollaro.

ADDIO SOLDI. Bridges nel suo sfogo ha pochi dubbi: “I giocatori non vedranno mai più i loro soldi. L’instabilità e le troppe spese sono la vera causa dei problemi e quindi non credo che potranno essere recuperati i conti degli account”. Le rassicurazioni giunte in passato non erano dunque vere: “Già un anno fa si facevano promesse” – rincara la dose l’ex portavoce – “ma né le promesse né tantomeno i conti gioco saranno rispettati”.

TRUFFA? Se così fosse allora non è un semplice fallimento ma una vera e propria truffa. Operata dalla room sapendo che i soldi non c’erano, o meglio che erano fin a suon di calici che tintinnavano nei brindisi, e che quindi le vincite dei players non si sarebbero tradotte in soldi reali.

IL PRECEDENTE DI FULL TILT. La società irlandese ebbe un epilogo ancora più disastroso, le dinamiche furono leggermente diverse ma quello che accomuna le due vicende fu ancora una volta il fatto che a rimetterci furono quei giocatori che persero i soldi depositati nei loro account. Anzi più di tutti ci rimisero quelli italiani. PokerStars subentrò e cercò di far percepire i soldi ai giocatori, ma questo fu possibile per quelli di altre nazioni in cui Full Tilt aveva i permessi, ma non in Italia dove mancava l’autorizzazione di AAMS.

Gli utenti di Lock Poker tremano ma è normale che provino a sperare. Dopo le parole di Bridges sembra restare poco margine perché, di fatto, i soldi non ci sono più. Resta da vedere quali sviluppi e quali salvagenti verranno gettati nel mare (e nei fiumi di alcol) in cui sta affogando la room inglese di Jennifer Larson.

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