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Poker live in Italia: arrivederci alle licenze...

Nicola Pagano
Nicola Pagano
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Poker live in Italia: arrivederci alle licenze... 0001

Per essere sinceri, quella che stiamo per riportare non è una notizia del tutto inaspettata per gli addetti ai lavori e per chi in generale segue il mondo del poker in Italia.
Ma almeno, dopo tante incertezze ed esitazioni, la politica è uscita allo scoperto sulla questione del poker live nel nostro paese. E lo ha fatto nel peggiore dei modi, almeno per quanto riguarda le decisioni prese.

Mercoledì ha preso il via a Barcellona il 12° European iGaming Congress & Expo, una serie di incontri tra soggetti, pubblici e privati, che operano nel settore del gaming.

In rappresentanza dell'ente regolatore italiano, Francesco Rodano, head of remote gaming per l'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Stato, è intervenuto sul tema della regolamentazione del gioco, sia live che online.

Secondo quanto riportato da Gioconews, Rodano ha affermato a chiare lettere che, per il momento, il bando di gara pubblico per le 1.000 concessioni di poker dal vivo non è in programma e che ci vorranno tempi lunghi per giungere ad uno snodo positivo in questo senso.

Niente licenze e niente soluzione dell'attuale anarchia che regna in Italia, che rimane divisa tra zone dove si gioca liberamente, altre in cui vige una "semi-regolamentazione" e altre in cui i circoli vengono sistematicamente chiusi dalle forze dell'ordine. Niente nuovi posti di lavoro, niente nuove entrate per lo stato. Punto.

Brutte notizie anche sul fronte dell'online, dove tutti ormai si aspettano (e sperano...) un'apertura alla liquidità estesa almeno ai mercati europei. Secondo Rodano “La Commissione Ue è la sede ideale per individuare standard comuni per la gestione del gioco nei paese europei, grazie al lavoro del tavolo tecnico sul gioco online dedicato a Bruxelles e di cui fanno parte rappresentanti di 28 paesi. Il processo però è ancora lungo e prende spunto anche dalle raccomandazioni inviate dalla Commissione Ue agli stati membri. Nel frattempo, per gli operatori il problema è serio, dovendo adeguarsi a tanti sistemi normativi quanti sono i paesi europei. Un’operazione costosissima e molto impegnativa."

Anche in questo caso rimaniamo al palo. Mentre altri paesi dove il mercato dell'online è regolamentato, come la Spagna ad esempio, guardano proprio all'apertura europea, il nostro perde il 35% di volume di gioco e l'emoraggia non accenna ad arrestarsi. Si dovrà forse aspettare un -50% e la chiusura di metà delle pokeroom italiane per vedere qualche reazione?

Forse. Nel frattempo arriveremo per ultimi al cambiamento, come spesso accade nel nostro paese.

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