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Il settore Gaming: la parola all'esperto

Nicola Pagano
Nicola Pagano
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Il settore Gaming: la parola all'esperto 0001

Continua su PokerNews Italia l'appuntamento con gli esperti, gli addetti ai lavori e in generale con il mondo delle professioni che si muovono nell'ambito del gaming legalizzato, cioè quel settore economico che comprende ovviamente il poker, ma non solo.

E' con noi questa volta il Dr. Giovanni Carboni, esperto del settore del gioco, è stato consulente di AAMS per lo sviluppo della regolazione del gioco online. È managing partner di Carboni&Partners ed assiste molti operatori del gioco italiani e stranieri per l’ingresso sul mercato italiano e per lo sviluppo del business. A lungo consulente di management e manager in grandi aziende, per AAMS si è occupato principalmente dello sviluppo del modello italiano e della regolazione del gioco online. Dal 2008 assiste molti operatori del gioco italiani e stranieri per l’ingresso sul mercato italiano e lo sviluppo del business.

In un periodo in cui si susseguono articoli sui principali quotidiani nazionali e trasmissioni televisive e radiofoniche incentrate sul gioco, appare chiaro che l'attenzione dei media si sta sempre più concentrando sul mondo del gaming, consapevole ormai che si tratti di un fenomeno importante e al tempo stesso di uno dei pochi settori economici in trend positivo in questi anni di crisi strutturale.

A fianco di considerazioni positive in termini di fatturato, di entrate per lo Stato e di numero di persone impiegate nel settore del gioco, compare sempre più spesso il termine ludopatia, utilizzato a volte a ragione, a volte generalizzando sulle voci di spesa degli appassionati e sulle tipologie di gioco. Vogliamo proprio partire da questo punto, cioè da un'analisi dei numeri con il Dr. Carboni che ringraziamo per la sua disponibilità.

Dr. Carboni, ma quanto spendono gli italiani per giocare?

Spendono molto meno di quanto in genere si possa credere. C’è cattiva informazione, nonostante i dati diffusi sistematicamente dai Monopoli di Stato. Il problema è che storicamente il fenomeno del gioco è stato misurato attraverso la raccolta, cioè il giocato. E se questo andava bene per il superenalotto e per il lotto, il dato è ben poco significativo per giochi ad alto payout, come i giochi online e lo stesse Videolotteries. In questi mesi il gioco è sotto attacco da parte di politici di ogni colore e alcuni manipolano i dati con l’obiettivo di stigmatizzare la diffusione del gioco e pretendere misure repressive. Altri semplicemente non sanno quello che dicono.

La raccolta totale del gioco nel 2011 in Italia è stata pari a 79,9 miliardi di euro, ma la raccolta al netto delle vincite, cioè la spesa vera dei giocatori, è stata solo 18,4 miliardi di euro. Se un giocatore entra in una sala VLT con 100 euro, gioca per 500 euro e esce con 50 euro, perché la macchina ne restituisce 450, quanto avrà speso? Per qualcuno di coloro nelle cui mani pare oggi il destino del gioco ha speso 500 euro. Voi che ne dite? Nelle audizioni davanti al Parlamento presunti esperti facendo i calcoli sulla raccolta affermano che la crescita del consumo dei giochi nel 2011 è stata oltre il 30%. Basandosi su questo dato denunciano come scandaloso il confronto con la crisi economica. L’aumento vero della spesa invece è stato il 5,7%. L’aumento della spesa del gioco legale, non del gioco totale. Nel 2011 sono stati introdotti i giochi del poker cash e dei casinò online e le Videolotteries, che valgono una spesa di quasi 1,7 miliardi di euro, pari al 9,5% del dato 2010. In parte hanno cannibalizzato altri giochi leciti, ad esempio il poker tournament e le piccole slot, in parte hanno assorbito la preesistente omologa offerta illegale. Lo sanno bene i giocatori del poker, visto che i siti "dotcom" di poker cash sono pressoché scomparsi. E i videopoker illegali hanno accusato il colpo della concorrenza delle VLT. Magari la crescita vera è vicina allo zero.

Per quanto riguarda poi ilgioco online ci sono addirittura le allucinazioni. La cosiddetta raccolta è 9,85 miliardi di euro, ma questo dato non significa proprio niente nel gioco online. La vera spesa è pari a 735 milioni. Pensate, rappresenta solo il 4% della spesa totale del gioco. L’esposizione mediatica del gioco online però porta ad una percezione amplificata della sua dimensione. Nella seconda metà del 2011 il numero medio dei giocatori attivi nel mese è stato pari a 704.000 (codici fiscali, non conti di gioco) che hanno speso ciascuno in media 87 euro al mese, tra tutti i giochi. La spesa media mensile degli utenti attivi nel mese del minacciante poker cash è 75 euro. Per il poker tournament la metà. La spesa italiana del gioco online è uguale alla spesa del botteghino del cinema. E il gioco online èintrattenimento, almeno per la larghissima maggioranza dei giocatori. C’è anche chi gioca e spende troppo, certo. E bisogna preoccuparsene. Ma questi dati sono i “fondamentali” del settore. Chi non li sa, o li confonde, o fa finta di confonderli è una minaccia. Per il Paese e per il cittadino, non solo per gli operatori del gioco.

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