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Pignorato il 100% delle Quote di People’s Poker

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microgame

Questa mattina, l’agenzia AGICOPS ha pubblicato una clamorosa notizia in merito al pignoramento del 100% delle quote di People’s Poker, il noto network italiano che appartiene alla Microgame.

Questo è il risultato della sentenza del processo che vedeva opposti la Microgame ed il concessionario Punto Match. In particolare, la sentenza afferma: Si ordina alla Microgame spa di ripristinare, in favore della ricorrente BP Point spa, il servizio di connessione tra  Punto Match e SOGEI e l’accesso hai conti di gioco da parte dei giocatori e di tutte le funzionalità correlate, inoltre condanna la resistente al pagamento, in favore del ricorrente delle spese di lite che si liquidano in complessivi 2.700.000,00 euro. Dato però che il risarcimento per giocatori e Punto Match non è stato effettuato, e che il pagamento della cifra è stato ripartito tra Microgame e People’s Poker rispettivamente per le quote di €1.632.795,60 e € 1.059.274,02, sono state pignorate il 100% delle quote People’s Poker.

Come riporta l’agenzia,

nel settembre 2010 l’amministratore unico della Punto Match, Gianni Alessio Bariletti, aveva denunciato pubblicamente la sospensione del servizio di provider da parte del fornitore di connettività Microgame, il quale da parte sua aveva invocato una clausola risolutiva contenuta nel contratto del 23 novembre 2009, sostitutiva dell’iniziale contratto stipulato nel 2006.

Questo è quello che i 70 mila utenti iscritti a Punto Match e tutti i lettori dei media di settore hanno conosciuto fino ad ora. Per la Punto Match, quest’azione faceva parte di un disegno classico di acquisizione indebita di clienti titolari di conti gioco e per Microgame una risoluzione dettata dal mancato adeguamento delle garanzie.

Anche se il caso sembra tutt’altro che risolto nonostante la sentenza, resta poco chiaro il ruolo di AAMS. I monopoli di stato non hanno infatti gestito, come spetta loro, il contenzioso garantendo la correttezza degli accordi di licenza. L’AAMS non ha inoltre verificato la validità dei contratti tra concessionari ed infine ha sospeso le licenze di Punto Match con una mossa che, alla luce della sentenza, si è rivelata scorretta e dannosa.

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