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Poker Strategy: parliamo di Heads Up!

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Poker Strategy: parliamo di Heads Up! 0001

Un saluto a tutti! Prendendo spunto dall’interessante video apparso ieri su PokerNews Italia dove tre grandi specialisti di heads up regalano alcuni spunti di riflessione su questa specialità, voglio anche io cimentarmi nella teoria dei tornei di testa a testa e darvi il mio parere.

I tornei di heads-up sono gli unici tornei di poker che, se si escludono i tornei shoot out, hanno la caratteristica di svolgersi a compartimenti stagni: ogni segmento ha vita a sé, nasce e muore nell’arco di più mani che però non servono ad incrementare lo stack per le nostre mosse future, per provare a dominare il tavolo dall’altro delle nostre chips.
Una volta passato ogni turno si riprende sempre daccapo e con un nuovo avversario che probabilmente non abbiamo mai visto prima.

La chiave del gioco in heads-up è la comprensione dello stile e della psicologia di chi ci sta di fronte. Partendo dal presupposto che non conosciamo il nostro avversario e che la struttura del torneo sia giocabile, una quantità di25/30 mani di partenza dovrebbero essere sufficienti a capire più o meno che tipo di avversario abbiamo dinnanzi.
L’obiettivo è quello di individuare le sue caratteristiche e sfruttarne le debolezze. Ma attenzione, c’è una cosa forse ancora più importante da fare. Come noi cerchiamo di capire chi ci sta davanti, bene o male la stessa “analisi” capiterà a noi! Quindi: variamo continuamente il nostro gioco. Diamo meno possibilità di lettura all’avversario, alternando l’azione preflop, le starting hands e anche il gioco con il board. Mai essere ripetitivi e prevedibili in hu!

L’aggressività in una disciplina come quella dell’heads up è la componente fondamentale. Io stesso ho dovuto lavorare moltissimo per migliorare il mio gioco nel testa a testa ed è stato un percorso piuttosto lungo e tortuoso. Ovviamente non si può aspettare una mano buona in heads-up ed essere troppo tight o passivi. Ma come detto prima, non esiste una “ricetta” per le starting hands e le giocate da fare.

Il nostro avversario è passivo? E’ evidente che il modo migliore per sfruttare questo suo leak è attaccarlo con frequenza. Se però questo gioco diventa standard, a lungo andare ci prenderà le misure e inizierà a contrattaccare, magari con rilanci “in bianco”, o farà degli hero call sui nostri tentativi di bluff. Dobbiamo quindi “mixare” la nostra immagine, a volte limpando preflop (se non è aggressivo probabilmente non rilancerà), a volte rinunciando alla classica c-bet al flop. Quando avremo gettato abbastanza fumo nei suoi occhi, potremo riprendere ad attaccare e fare bluff.

Se invece è aggressivo, non possiamo concedergli troppo spazio di manovra ma al tempo stesso non possiamo aspettare la mano buona. Se all’inizio foldiamo preflop qualche mano trash, poi possiamo improvvisamente rilanciare o controrilanciare con una mano debole. Con giocatori di questo tipo quando siamo sul BB ampliamo pure il range di mani con cui eventualmente chiamare un rilancio, ma alterniamo l'azione a dei rilanci. A volte, mi è capitato di limpare preflop con giocatori aggressivi, di subire il loro rilancio e di foldare la mano. Quando poi mi è capitato di avere una buona mano, ho fatto la stessa giocata, ovviamente 3bettando con decisione sul loro raise. Molto spesso questo “trick” mi ha consentito di incassare dei bei pot.

Un’altra giocata spesso utile in hu è la delayed c-bet: pur essendo l’aggressore preflop, scelgo di fare check al flop, seguito dal check avversario, per uscire poi puntando su “any turn”. E’ una giocata che tende a confondere un po’ e per lo più induce l’avversario a pensare di essere di fronte ad uno slowplay. Provatela, ma anche qui “una tantum”, per poi scegliere una giocata diversa in una situazione analoga.

Insomma, l’heads up è un gioco di lettura dell’avversario e di mistificazione di sé. Una sfida alla mente di chi ci sta di fronte e, in fondo, questo è uno degli aspetti che rendono il poker un gioco meravigliosamente complesso!

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