Via il nome Trump dai casino di Atlantic City! Il magnate in collera con gli ex soci: "Lede la mia immagine ed il mio brand!"
Stavolta il sessantottenne miliardario Donald Trump non urla "Sei fuori!" in un reality famoso, ma è pronto a dar battaglia legale contro i due Casino di Atlantic City che ancora portano il suo nome.
Il Trump Plaza e il Trump Taj Mahal sono tutt'ora controllati dalla Trump Enterteinment Resorts, compagnia della quale il magnate detiene non più del 10% delle quote dopo la liquidazione parziale.
I due Casino oramai non fanno più parte dell'impero Trump ma continuano a portarne il nome; la cosa non è piaciuta a Donald che ha fatto emettere dai suoi legali una cinquantina di pagine di motivazioni secondo le quali questa condizione lederebbe il suo brand e la sua immagine.
Sebbene il Trump Plaza sia prossimo alla chiusura, il Trump Taj Mahal è ancora pienamente operativo e la decisione di Donald Trump si fa sentire ogni giorno più sonora:
"Voglio il mio nome fuori da quelle due proprietà! Sono stato lontano da Atlantic City per molti anni ma la gente pensa che ancora ci sia io dietro questi Casino e dietro la compagnia che li gestisce. Non siamo noi, non è roba mia!"
La storia dietro la fortuna di Atlantic City del miliardario è abbastanza curiosa: dopo aver ottenuto la licenza per case da gioco, nel 1982, dalla CCC (Casino Control Commission), il suo progetto fu quello di costruire un suo casino ma venne bruscamente infranto quando Mike Rose, a capo della gestione di Holiday Inn eHarrah's, presentò regolare licenza di costruzione del nuovo Holiday Inn Casino-Hotel.
Nel 1984 la struttura aprì e nel 1986 Donald Trump acquistò il 100% delle quote azionarie della compagnia (e quindi la proprietà assoluta del Casino), si installò al comando e cambiò il nome: divenne quindi il Trump Plaza Hotel and Casino.
Nemmeno un anno dopo acquista l'Atlantic City Hilton Hotel and Casino, in via di completamento e mancante di una valida licenza per il gioco, e ne cambia il nome in Trump's Castle Hotel Casino e, in seguito, Trump Marina.
La società si getta negli investimenti e, nel 1988, acquista il Taj Mahal, anche questo in via di completamento, per 230 milioni di dollari e alla data della sua apertura (nel 1990) quello che era considerato il Casino più grande di Atlantic City, era costato oltre un miliardo di dollari.
L'esborso finì con il ledere le finanze della compagnia e si rese necessaria la creazione del Trump Hotels & Casino Resorts, una holding che emise sul mercato quote pubbliche in modo da rifinanziarsi.
Inutile procedura, in quanto nel 1991 venne dichiarata la bancarotta; stessa richiesta, di bancarotta, venne emessa nel 2004 dopo che le quote di Trump vennero ridotte dal 56% al 27% per il volere degli altri azionisti e dopo che la salvezza della società vide la luce in Morgan Stanley che avrebbe portato 500 milioni di dollari come dote.
Cambiò anche il nome: da Trump Hotels & Casino Resorts a Trump Entertainment Resorts.
Le cose non andarono bene e, nel 2007, la compagnia cercò di vendersi sul mercato sia pubblico e privato, non ricevendo tuttavia delle
offerte in grado di sostenere i debiti; nel 2009 di nuovo una richiesta di bancarotta con un debito stimato di oltre due miliardi di dollari e Donald J. Trump si trovò a dover fare una scelta.
Il primo accordo venne siglato con Andrew Beal, proprietario dellaBeal Bank e giocatore di High Stakes; la Beal Bank vantava un credito di 500 milioni di dollari e per Trump sarebbe stato molto conveniente.. ma sappiamo tutti che Trump non è un uomo facile e, sfruttando i pettegolezzi che vedevano la Beal Bank coinvolta in non chiarissimi affari riguardanti il gioco, ruppe l'accordo e si rivolse alla Avenue Capital Management, come da suggerimento degli altri azionisti.
Andrew Beal, furioso per lo smacco subito, si associò con Carl Icahn, investitore di chiara fama, che aveva partecipato alla magnifica ristrutturazione del Tropicana Casino; assieme decisero di denunciare Trump per mancato accordo, sperando di poter avere la meglio nell'utilizzare il nome del magnate per i Casino. La battaglia legale durò ben poco, in quanto la Avenue Capital e Donald Trump trovarono una soluzione che mise tutti d'accordo: Trump avrebbe ricevuto il 5% delle azioni della nuova compagnia e un ulteriore 5% solo per garantire l'utilizzo del suo nome.
La compagnia comunque non ha mai navigato in splendide acque; il Trump Plaza è stato venduto per 20 milioni di dollari al Meruelo Group, cifra utilizzata per pagare i primi debiti. Si profila anche la vendita del Taj Mahal, sperando che il prezzo offerto possa essere soddisfacente.
La vendita di altre proprietà come il Trump29 in California (adesso Spotlight 29 Casino), ilTrump Casino in Indiana (adesso Majestic Star II), il Trump Marina (reincarnazione del Golden Nugget) e lo Steel Pier, sono servite negli anni a rimpinguare la società di Atlantic City.
Per una sorta di coscienza a camere stagne, Trump non ha mai voluto mischiare le proprie aziende ed i propri investimenti, ecco perché non bisogna stupirsi se le altre attività newyorchesi di Trump vanno a gonfie vele.
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