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Minori e gioco d’azzardo: i numeri continuano a essere preoccupanti

Ilaria Pernice
Ilaria Pernice
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Minori e gioco d’azzardo: i numeri continuano a essere preoccupanti 0001

Secondo un’indagine nazionale sul gioco d’azzardo nei minori promossa dalla Società Italiana Medici Pediatri (SIMPe) e dall’Osservatorio nazionale sulla salute dell’infanzia e dell’adolescenza (Paidòss) almeno 800.000 bambini e adolescenti italiani fra i 10 e i 17 anni giocano: slot machine, scommesse sportive, poker online, fantacalcio.

Per questi giovani è solo un gioco. Non vedono pericoli o problemi, non si curano della possibile dipendenza che ne potrebbe derivare. Si sentono invulnerabili. Normale alla loro età.

I ragazzi confermano di andare nelle sale scommesse e di puntare sulle partite, vantando anche qualche vincita sostanziosa. A volte sono loro stessi a entrare perché sono certi che nessuno chiederà loro il documento, in altri casi chiedono a un adulto di giocare per loro in cambio di qualche euro.

Le slot machine rappresentano un obiettivo estremamente accessibile, soprattutto nei periodi di vacanza quando il controllo degli adulti latita maggiormente.

Fatto ancora più preoccupante è che la tentazione riguarda anche i più piccoli. Sono circa 400.000 i bambini fra i 7 e i 9 anni che hanno già usato la paghetta per giocare con lotterie, scommesse sportive e bingo.

Il rischio, però, alberga anche all’interno delle mura domestiche. Pc, tablet o telefonino sono strumenti di facile accesso che possono spalancare le porte del mondo del gioco. Tanto più che il 51,3%, dei genitori non utilizza filtri o limitazioni per evitare che i figli si imbattano in siti internet pericolosi.

C’è poi il capitolo del Texas Hold’em. Nonostante tutte le precauzione in fatto di sicurezza utilizzate dalle poker room, i ragazzi trovano comunque il modo di aggirare l’ostacolo. Ad esempio, usano carte di credito ricaricabili e forniscono i dati di un genitore per giocare, utilizzando il denaro che hanno a disposizione, dalla paghetta ai regali di compleanno.

Il 75% dei genitori, secondo l’indagine, se scoprisse che il proprio figlio gioca, riterrebbe necessario intervenire, ma in realtàla maggior parte nemmeno se ne accorge. Inoltre, il 90% su un campione di 1000 genitori non conosce il termine ludopatia e il 70% non ha mai affrontato il tema del gioco patologico in famiglia, coi figli.

Ci sono poi le scommesse sportive virtuali, ossia eventi simulati (calcio, cavalli, tennis, Formula Uno): si può giocare online o in agenzia, un evento ogni cinque minuti. Di soldi ne circolano molti e di questi la gran parte finisce nelle mani dello Stato.

Alla base di tutto probabilmente l’immagine con cui il gioco d’azzardo viene presentato al grande pubblico: vincite ingenti e immediate, auto veloci, possibilità di diventare un VIP con facilità. L’idea è che tutto diventa possibile grazie al gioco d’azzardo.

Anche il Fantacalcio può costituire per gli adolescenti un passatempo in cui investire il proprio denaro alla ricerca di un possibile guadagno.

In conclusione il fatto che il gioco d’azzardo sia vietato ai minori non sembra minimamente preoccupare i ragazzi e i genitori purtroppo sembrano sottovalutare il problema.

La battaglia per un gioco sempre più consapevole continua, ma una falla nel sistema evidentemente c’è. Forse più di una.

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