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Gioco online e legge: uno sguardo in casa degli altri!

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Nicola Pagano
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In un periodo di crisi economica come quello che sta attanagliando la maggior parte dei paesi industrializzati (chi più chi meno…), non sorprende che l’attenzione dei governi, le cui casse sono spesso esangui, sia sempre più diretta verso un settore in attivo come quello del gaming.

In Italia, per quanto riguarda l’online, la politica si è già mossa con rapidità, legalizzando la maggior parte dei giochi online, come poker, casinò, betting sportivo etc, attraverso la vendita di licenze AAMS e creando gli ormai famosi siti “.it”. Per quanto riguarda il poker, la legalizzazione è avvenuto nel 2008, mentre nel 2011 è arrivata l’apertura al gioco online anche per la modalità cash game.
Il prossimo passo, per quanto riguarda il nostro paese, sembra invece essere la tanto attesaregolamentazione del poker live nei circoli, con il bando per l’acquisizione delle 1.000 licenze ministeriali programmato per gennaio 2013.

Italia a parte, anche il resto del mondo non sta a guardare. Abbiamo già avuto modo di sottolineare la mossa operata dal governo conservatore spagnolo il quale, alla vigilia della vendita delle licenze “.es” prevista per il mese di giugno, è partito all’attacco degli operatori in procinto di acquistarle con la richiesta del pagamento di una tassa retroattiva su quanto non corrispondo nel periodo di “illegalità” 2009-2011.
Ai due colossi che hanno già dichiarato di voler ottemperare alla richiesta governativa, PokerStars con quasi 200 milioni di € e Bwin-Party con circa 33 milioni, si aggiunge adesso Betfair che si è accordata con il paese iberico per il pagamento di una cifra vicina ai 10 milioni.
Il mercato spagolo dell’online senza dubbio fa gola, sia per chi punta solo al poker ma anche per chi ha in ballo scommesse e giochi da casinò come nel caso di Betfair.

Sempre nell’ambito della Comunità Europea, qualcosa di muove anche in Germania, paese da sempre molto attento e timoroso nei confronti dell’area “gambling”. Il gruppo Bwin-Party ha dichiarato di aver ottenuto la licenza di operatore online di betting sportivo dal governo dello Schleswig-Holstein, il “land” più settentrionale della Repubblica Federale Tedesca. Ha inoltre aggiunto di essere sul punto di ottenere la licenza anche per il poker e per i giochi da casinò.

Chiudiamo infine questa carrellata sulla situazione legale del gioco online nel mondo, saltando in Oceania, dove uno dei mercati potenzialmente più interessanti per questo settore sembra sul punto di volersi regolamentare. Parliamo ovviamente dell’Australia. Il governo locale sembra infatti aprire all’ipotesi di un’offerta legalizzata di poker a soldi veri e betting sportivo sui siti australiani. Il promotore dell’iniziativa è il membro del Parlamento Andrew Wilkie, un indipendente, da tempo attivo nella battaglia contro il gioco illegale e i siti stranieri che operando in maniera non ufficiale nel mercato australiano, drenando liquidità dal paese senza restituirla sotto forma di tasse.

Insomma, un po’ ovunque il ragionamento dei governi sembra lo stesso: visto che la richiesta di gioco online c’è e non è possibile bloccarla in maniera “proibizionistica”, vale la pena incanalarla attraverso operatori nazionali che pagano una licenza allo stato e versano regolarmente dal 20 al 25% di tasse. Soprattutto se questo si traduce in un gettito davvero importante per i vari paesi, come il caso italiano sta dimostrando.

E di fronte a queste considerazioni, come dar loro torto?

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Nicola Pagano

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