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Gaming online: stenta a nascere la regolamentazione europea

Stefano Villa
Stefano Villa
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Gaming online: stenta a nascere la regolamentazione europea 0001

Si è svolto senza grandi successi il summit della Commissione Europea per dettare una regolamentazione comune del gaming online. All'incontro hanno partecipato i rappresentanti egli enti regolatori, per l'Italia AAMS, ma nonostante le parti in causa fossero tutte presenti, non è stato fatto nessun passo avanti.

I risultato è stato rimandare il tutto a dopo l'estate. Il futuro del poker.eu sembra decisamente lontano. Secondo quanto riportato dall'agenzia Agicos i Commissari Europei hanno aggiornato la riunione a settembre. Il nodo da superare vede la maggioranza degli Stati appartenenti all'Unione non vuole una disciplina comune per il "gioco online" in presenza di Monopoli Nazionali.

Il motivo è di facile comprensione. Il settore del gioco online frutta alle casse dello Stato somme molto rilevanti soprattutto in un periodo di difficoltà come quello che viviamo oggi in Europa. Insomma gli euro legati al poker online e più in generale alle scommesse (queste le due fonti principali) fanno molto comodo alle casse dei singoli Stati Membri.

La necessità di non privarsi di queste entrate si scontra con la volontà dei Commissari Europei che spingono verso una regolamentazione comune. La ratio della richiesta Europea si fonda sulla tutela del consumatore uniforme all'interno dell'Unione, tanto che ciascuno Stato dovrebbe avallare regole anti riciclaggio (rischio sempre vivo soprattutto nel campo delle scommesse sportive), di trasparenza e tutelanti verso il corretto svolgimento dell'evento sportivo. Il dramma della corruzione in molte discipline sportive è sempre più all'ordine del giorno, e l'Italia lo sa bene.

Tuttavia sembra che per il poker la strada per arrivare ad una normativa quadro sia ancora lunga e in salita. L'ipotesi più concreta si limita a voler raggiungere accordi di collaborazione, ma mantenendo le proprie diversità strutturali. Le differenze nei regimi fiscali dei singoli Stati rendo problematico se non impossibile ipotizzare una cassa comune, un mercato di liquidità internazionale in ambito comunitario, un fondo di liquidità condiviso. Ecco quindi che le collaborazioni sono sporadiche e riferite a iniziative di singoli come ad esempio il tentativo di proporre una piattaforma comune da parte di Italia e Francia con Inghilterra e Spagna pronte ad inserirsi. Qui l'accordo non è stato raggiunto, a differenza di quanto accaduto tra Danimarca e Malta.

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