Il dinosauro del poker: il Texas Hold’em Fixed Limit (2)
Ciao a tutti e bentrovati con l'angolo dedicato alla tecnica. Riprendiamo il nostro excursus nel mondo quasi “perduto” del Texas Hold’em Fixed Limit. Nell'appuntamento precedente abbiamo iniziato ad introdurre il primo concetto chiave di questo gioco, ovvero l’importanza di saper scegliere correttamente le starting hands. Ci ritorneremo in maniera più dettagliata quando affronteremo il gioco preflop, per il momento ricordiamoci che nel Limit è molto più difficile esercitare una forte pressione sugli avversari nella fase preflop, rispetto al No Limit. E’ necessario quindi sapere quando entrare in gioco, come e con che mano, valutando posizione al tavolo e tipo di avversari. Proprio quest’ultimo elemento ci conduce direttamente al secondo concetto indispensabile per giocare bene a Fixed Limit:
Concetto numero 2: sapersi adattare agli avversari. E’ molto importante, soprattutto nelle prime fasi di gioco, individuare le caratteristiche fondamentali del nostro tavolo. E’ un tavolo molto loose, tendenzialmente composto da calling station? Questa è una caratteristica tipica dei tavoli ai limiti più bassi (fino a 2-4€), dove la maggior parte dei giocatori preferisce limpare preflop per vedere le prime 3 carte sul board senza troppi patemi d’animo, ma al tempo stesso chiama con facilità eventuali rilanci. Su questi tavoli diventa inutile forzare il gioco preflop rilanciando con mani marginali: riceveremo sempre il call da parte di più giocatori e se il board non ci favorisce avremo sperperato soldi. Rilanciamo quindi solo con mani che lo meritano veramente e possibilmente se non ci sono troppi limp prima di noi. Tuttavia questi tavoli ci consentono di entrare in azione “più loose” e con un costo molto limitato, per cui sfruttiamo la passività degli avversari nel preflop con dei limp calibrati, soprattutto con le drawing hands. Lo stesso principio si deve applicare nella fase postflop: inutile fare giocate spettacolari, tentare bluff arditi o sistematicamente c-bettare "in bianco" su multiway flop. Se ci regalano carte gratis, prendiamole e non investiamo soldi contro avversari che chiamano con “any two”.
Se invece abbiamo al tavolo giocatori più aggressivi (di solito dal 3-6€ in su), possiamo ragionare in termini più simili al No Limit: nel preflop evitiamo il limp, se entriamo in gioco facciamolo rilanciando e sfruttiamo la posizione, sia per aggredire che eventualmente chiamare un raise. Nel postflop possiamo concederci giocate “più raffinate” (slow play, check raise in bluff o semibluff ad esempio) e più aggressive (c-bettiamo quasi sempre!), anche perché avverranno più spesso in situazioni di heads up o al massimo 3way pot.
Lo sostanza comunque è questa: non avendo la forza di un bet/raise modulabile a seconda delle situazioni, dobbiamo avere un atteggiamento “camaleontico”: sfruttare bene le debolezze del tavolo ed aggirare i suoi punti di forza.
Concetto numero 3: rispetto al No Limit, si rischia meno, ma si vince meno. Il concetto è tanto semplice quanto trascurato: nel Limit, mancando l’all-in, se siamo dei buoni giocatori riusciremo a contenere le perdite anche nei momenti di varianza negativa e quindi a mantenerci in bankroll. Evitiamo di andare “broke”, in altre parole. Anche le vincite però, saranno di conseguenza più limitate e questo ci indica una strada da seguire nel Limit: non buttiamo via le chips con chiamate assurde, soltanto “perché costa poco”. Ogni € buttato via richiede fatica per essere recuperato, per cui se non c’è futuro su un determinato pot, meglio lasciar perdere e foldare, anche se si tratta solo di aggiungere una small bet.
Concetto numero 4: matematica. Niente paura, non serve una laurea per giocare a Limit. Serve però avere una buona capacità di calcolare out, percentuali e pot odds. E possibilmente di riuscire a farlo in tempi brevi, soprattutto se giochiamo online, altrimenti alla seconda mano ci saremo prosciugati il “time bank”!
Naturalmente questi sono elementi fondamentali anche del No Limit, ma nel Limit la frequenza con cui dovremo applicarli è molto più alta: questo avviene perché l’entità fissa di ogni puntata ci concede di calcolare con buona precisione pot odds (e implied pot odds) in pratica ad ogni mano. Come si arriva ad essere pronti per questo? La ricetta è sempre la solita: esercizio, esercizio e ancora esercizio! (continua)