Il dinosauro del poker: il Texas Hold’em Fixed Limit (1)
Forse non molti sanno che quando iniziai a giocare, diciamo qualche secolo fa ormai, il mio primo amore fu il Texas Hold’em Fixed Limit. Anche perché in quel periodo questo gioco andava ancora parecchio di moda, mentre adesso sembra essere un animale preistorico in via d’estinzione. Molti lo considerano (forse a ragione) un gioco sorpassato, adatto a giocatori “passivi” che mancano del gusto adrenalinico dell’all-in e dell’azione aggressiva preflop; per altri è un gioco “crackabile” dai software e per questo non così profittevole.
Io invece lo ritengo ancora un modo di giocare il Texas Hold’em interessante, molto tecnico (in questo senso può essere utile anche per chi si vuole poi dedicare al No Limit) e con il quale ci si può ancora togliere qualche soddisfazione economica, se si comprende bene lo spirito e la filosofia di questo sistema. Per questo ho deciso di raccontarvi, in una serie di appuntamenti qui su PokerNews Italia, la mia visione del Texas Hold’em Fixed Limit, i concetti di base e alcuni strategie che possono essere utili.
Naturalmente parliamo di modalità cash game, perché il Limit non si adatta molto bene ad un torneo e credo che ormai solo alle WSOP esista qualche evento di Texas Hold’em Limit.
Darò per scontata la conoscenza deller regole del Limit (se così non fosse vi prego di farmelo sapere), riassumento soltanto l’aspetto principale che lo differenzia dal No Limit, ovvero il sistema delle puntate. Nel Limit non si può decidere liberamente l’entità della puntata, ma questa è regolata da un certo limite rilanciabile in progressione fino ad un massimo di 4 volte. Tale limite ha un valore X per quanto riguarda la fase preflop e flop, che viene poi raddoppiato nella fase del turn e del river, sempre con un massimo di 4 rilanci.
Concetto numero1: nel fixed limit la possibilità di mettere in difficoltà l’avversario con una puntata aggressiva è decisamente ridotta rispetto al no limit e questo determina tecniche e strategie di gioco sostanzialmente diverse.
Per prima cosa, la selezione delle mani da giocare. Nel no limit possiamo proteggere le coppie e le high cards con un rilancio, è possibile ridurre preventivamente il numero di avversari da affrontare e anche “rubare” preflop i bui con mani marginali o accaparrare molte chips con uno squeeze. Nel limit tutto questo non esiste o comunque è molto più difficile da realizzare.
Molti concordano nell’affermare che se nel no limit gran parte del “movimento” delle chips viene fatto nella fase preflop, nel limit il gioco si svolge prevalentemente dal flop al river. Molto spesso nel limit game un rilancio preflop viene chiamato da più di un giocatore. Per questo motivo le coppie (al di sotto di JxJx) perdono molto in efficacia poiché contro più di un avversario possono essere facilmente battute già al flop. Un esempio: supponiamo di trovarci in late position con JxJx in mano e un certo numero di avversari prima di noi ha effettuato una chiamata: nel no limit potremmo pensare di fare un rilancio molto forte per rubare il piatto preflop; nel limit il raise verrebbe invece chiamato da tutti i limpers con il rischio che al flop JxJx possa essere battuto da eventuali Ax, Kx o Qx.
Con questo non intendiamo dire che coppie ed overcards non siano da giocare! Anzi al contrario, restano mani molto forti, ma vanno sfruttate nel modo giusto (con più o meno aggressività) in relazione alla posizione al tavolo, alle giocate degli avversari e al loro stile.
Le mani che senza dubbio guadagnano chance rispetto al no limit, sono le cosiddette drawing hands, cioè quelle mani che hanno buone possibilità di realizzare una scala o un colore (come ad es. JT suited). Questo accade perché nel limit diventa meno “costoso” riuscire a vedere flop, turn e river e “pescare” la carta che ci fa chiudere il progetto vincente. Inoltre beneficiano del fatto che spesso nel limit i piatti sono “ricchi” in quanto contesi da più giocatori: di conseguenza riuscire a chiudere una scala o un colore diventa molto proficuo. Anche in questo caso, non significa che si debba sempre e in ogni caso giocare una draw, ma è decisivo capire quando conviene farlo, se il piatto lo merita e al minor costo possibile. (continua)