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Luca Pagano - Il Mio IPT Sanremo

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Luca Pagano

La permanenza a Kiev mi ha lasciato, come alla fine di ogni viaggio, un bagaglio di esperienza notevole; dopo le fatiche professionali legate al torneo, al commento dell’ EPT Live, e alle pubbliche relazioni coi miei colleghi di Pokerstars, ho deciso di rimanere a Kiev alcuni giorni per godermi la città e rigenerarmi dopo un periodo piuttosto carico di impegni.

Tornato in Italia mi sono trasferito, dopo qualche giorno di permanenza a Treviso, in quel di Sanremo, per seguire la parte finale dell’organizzazione dell’Italian Poker Tour, e per viverlo in prima persona, partecipandovi attivamente da giocatore.

Anche a Sanremo ho provato a dare continuità a quella trasformazione del gioco che ho cominciato ad attuare fin da Las Vegas. I risultati stavolta sono stati davvero interessanti. Dopo un inizio dedicato allo studio del tavolo, ho cominciato a prendere di mira i giocatori che ho reputato “malleabili”. Erano fondamentalmente quattro, ma “il pasto” dovevo dividerlo con Swissy e un altro giocatore molto bravo probabilmente straniero che non si faceva intimorire dai bui.

Dopo circa 4 livelli, il sistema innovativo dell’IPT di Sanremo, grazie al quale era visibile il chip count dei primi 15 giocatori, svelava la mia chipleading a tutta la sala con un buon margine sul secondo che rimaneva costante per un paio di livelli. Avevo il controllo del tavolo, e giocavo senza sbavature, naturalmente grazie allo stack che me lo permetteva.

Una mano killer mi ha praticamente dimezzato, facendomi tornare tra coloro i quali dovevano di nuovo lottare come fabbri per tornare lassù in cima. Da UTG + 1 apro su bui 150/300 per 900, con 67 off chiamato da un giocatore in middle e dal big blind. Il flop potrebbe essere buono per me, presenta un innocuo 2, un 9 e un 10. Faccio il mio avversario su asso/alta, al massimo con due figure e decido per un check raise nel caso il mio oppo punti; ma purtroppo egli si limita a bussare. Al turn un 8 mi fa chiudere una scala che mi regala il second nut, ed esco puntando 3.000, chiamato prontamente dal mio avversario. Il turn è un ininfluente 3 che non cambia nulla rispetto a quello che ho io in mano. A questo punto esco di 7.000, e il mio avversario mi reraisa per 5 scaraventando 35.000 chips nel piatto. Mi batte solo una mano, ma per come ha giocato è purtroppo abbastanza palese che abbia nuts in mano; mi immergo in tanti pensieri, riguardo mentalmente la mano, ma per me è davvero difficile foldare second nuts, chiamo con la consapevolezza quasi certa che lui abbia QJ, ma con la speranza che tutti noi pokeristi abbiamo, che è quella di sbagliare lettura e vedere le chips arrivare verso di noi. Gira QJs a picche, e il mio torneo comincia da lì ad essere in salita.

Gli errori si pagano nella vita come nel poker, ma la tentazione di chiamare e non lasciarmi sfuggire quel piatto, alla resa dei conti è stata molto più forte rispetto alla opportunità di risparmiare circa 30.000 chips che probabilmente mi avrebbero permesso di stare dentro il tavolo con una certa tranquillità e sicurezza. Meglio riconoscere i propri errori piuttosto che andare alla ricerca di disperate argomentazioni che servono solo ed esclusivamente a non capire come correggerli.

Il resto del torneo è una specie di agonia con un’altra mano, stavolta molto più sfortunata di quella precedente che mi vede reraisare con JJ un avversario che si adegua. Al flop Q con due cartine, il mio oppo mi anticipa e manda tutto, dopo un po’ di pensieri credo sia difficile che mi possa mandare con monster per come aveva giocato fino a quel punto, e chiamo. Lui gira AK e trova il K al turn che mi fa retrocedere a 20.000 chips.

Al day 2, ridotto praticamente all’osso esco nelle prime mani. Sono molto soddisfatto di questo IPT Sanremese, il mio gioco migliora sensibilmente, e adesso sento di affrontare il tavolo in maniera davvero molto diversa.

Alla prossima.

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