Dietro la casa editrice Boogaloo Publishing. Intervista a Giulio Ravagni
L'eclettico editore al quale si deve la possibilità di studiare (che è diverso da "leggere", come ci tiene a specificare) finalmente in italiano il top range dei "Poker Classics" è Giulio Ravagni, un tipo disponibile, divertente e geniale (lui aggiungerebbe "e soprattutto Sampdoriano"); lo abbiamo intervistato per conoscere meglio il suo lavoro.
Salve Giulio, è nata prima la passione per il poker o il suo lavoro di editore? O questa relazione non esiste? Ci può raccontare come ha scelto di diventare un editore di libri sportivi di nicchia?
L'attività di editore è partita nel 2002, la passione per il poker almeno venti anni prima, quando ero poco più che teenager. Da giovane giocavo spesso e volentieri (five card draw, il classico poker all'italiana, e telesina; con spiccata predilezione per la seconda specialità, giocata in almeno 2-3 varianti nel corso degli anni), e l'ho quasi sempre fatto con gente che conoscevo, perlopiù amici. Il poker era ancora in una fase puramente sociale. Ma poi siccome vincevo con una certa frequenza (anche se ogni tanto mi prendevo le mie belle sbadilate sul faccione) gli amici hanno smesso di rendersi disponibili, e così via via ho abbandonato l'attività, perché al tempo vedevo il poker come un'attività pur sempre rischiosa ma a sfondo più che altro ludico-sociale. Si giocava fra di noi. Ho di fatto abbandonato la scena, ma fin quando è durata me la sono goduta alla grandissima (da morire dal ridere ogni volta che andavo a comprarmi qualcosa, tipo walkman o cose da vestire top quality, e tornavo a casa pretendendo di aver trovato svendite inenarrabili, visto che con la paghetta settimanale non mi sarei potuto permettere certi acquisti; se non altro ho sempre saputo mantenere il bankroll slegato dall'economia di autosostentamento). Saltando qualche anno per essere stringati veniamo al 1994, quando ho aperto il mio negozio di dischi in Centrostorico a Rovereto (cd e vinili, metà e metà), chiamato Boogaloo Records e specializzato in jazz, bossa, funk, soul, acidjazz, electrogroove e dintorni, generi che ho sempre prediletto durante la mia carriera di dj di gran classe (che continua tuttora, anche se ormai non posso più dedicarvi due-tre sere a settimana; anzi, a dirla tutta ormai se faccio due serate al mese sono tante, sufficienti se non altro a giustificare, solo moralmente, le cifre irriferibili che continuo a spendere in vinile). Stritolato dalla crisi attraversata dal mondo dell'editoria discografica, nel 2003 nel giro di un mese ho deciso di chiudere i battenti. Per fortuna fin dal 2002 avevo iniziato a pubblicare libri di "Terrace Culture", e la richiesta sembrava esserci. Chiuso il negozio ho deciso di continuare con i libri e così Boogaloo Publishing ha raccolto il testimone da Boogaloo Records (per un periodo durante i dieci anni di Boogaloo Records ho avuto anche una galleria d'arte dedicata a giovani artisti emergenti … nome… neanche a dirlo… The Boogaloo Art Gallery). Per qualche anno siamo andati avanti con il discorso football e poi verso la fine del 2006 ho deciso di provare la grande avventura con la letteratura legata al poker. Il perché un editore scelga due argomenti come football anglosassone e poker è spiegabile in una sola parola: passione. Passione che mi ha spinto ad iniziare a comprare per me i libri in inglese; poi è venuto fuori il domandone: perché nessuno li traduce? Per come la vedo io in Italia si stampano troppi libri (troppi nel senso di copie stampate, ma forse anche a livello di titoli) e il risultato è che poi "qualche" titolo non vende i milioni di copie che sperava l'editore e si finisce col ritrovarsi con montagne di invenduto o di libri a mille lire (che andrebbe anche bene, se non fosse per la penalizzazione inflitta a chi li aveva comprati a prezzo pieno; e così si congelano i processi creativi). E' uno spreco di risorse che come fortunati occupanti di questo pianeta non ci possiamo più permettere (noi a breve passeremo alla carta riciclata). Ma questo è solo un lato della medaglia, perché poi ci sono tantissimi libri che non vengono tradotti e pubblicati in italiano perché gli editori non sono sicuri di voler rischiare. Il risultato è che le nicchie di mercato vengono snobbate. E questo è brutto, brutto, brutto.
Sui forum, l'opinione che gli appassionati si sono fatti su di lei e sull'affidabilità della Boogaloo publishing è lodevole. Come si riesce ad essere considerati così bene?
Mettendoci sempre nei panni di chi compra i nostri libri, e cercando di dare il massimo possibile del servizio ai nostri lettori. A proposito, quando parlo di lettori intendo lettori e lettrici, perché a guardare gli ordini che ci arrivano sembra che le Poker Ladies di casa nostra ci stiano dando dentro di studio. Il giorno che inizieremo a vedere sempre più ragazze andare a premi nei grossi tornei l'etere tuonerà con un sonoro "io l'avevo detto" e quel "io" risponderà al nome di Giulio Ravagni! C'mooon Youuu Giiirls! Inoltre, vedendo quanto sono frequentati i forum sarebbe stato impensabile pensare di vendere pacchi di sale a gente che gioca a poker e sperare di farla franca a livello mediatico. Questo è risultato poi strutturale alla nostra filosofia di advertising basata fondamentalmente sul passaparola (anche perché poi quando abbiamo iniziato a investire dollaroni in royalties anticipate non è che avessimo tutta questa liquidità da investire in pubblicità). Io sono uno che compra tantissimo su internet, e quando compro vorrei sempre ricevere "ieri", pardon, "tassativamente ieri". Per questo, per quanto possibile, cerchiamo sempre di evadere gli ordini nel minor tempo possibile (con ordini celeri pagati tramite ricarica postepay solitamente riusciamo a consegnare a 24 ore dall'ordine). All'inizio è stato comunque un po' difficile fare accettare l'idea che qualcuno avesse veramente deciso di tradurre i testi sacri. Sui vari forum si leggeva di tutto, dal sarcastico alla malafede pura. Poi per fortuna i titoli hanno iniziato ad uscire e l'amore è tornato a regnare, arrivando al culmine di leggere un: "Giulio-Ravagni-Santo-Subito"che figura sempre nella mia miglior aneddotica da aperitivo. Inoltre qualche volta siamo stati presenti con il nostro stand a qualche tappa del Campionato Italiano e molti nostri lettori hanno avuto la possibilità di conoscere me e la Boogaloo Publishing, rendendosi conto che fondamentalmente siamo dei loro (un miracolo essere uscito vivo dai tavoli cash al Casinò di Venezia quando in concomitanza con una tappa del Campionato Italiano mi sono trovato irresponsabilmente a giocare con i vari Swissy, Isaia, Trevix, Binelli etc; dico irresponsabilmente solo in quanto si giocava a Texas Hold 'em No Limit, mentre io sono uno dei migliori, e ovviamente dei più modesti, giocatori al mondo di Seven Card Stud!!!).
Come funziona una casa editrice come la sua? Come si resiste allo strapotere delle grandi editorie sempre a caccia di Best sellers?
Noi siamo votati alla letteratura di nicchia. Non è che stiamo a preoccuparci di cosa facciano gli altri. Pubblichiamo libri che per qualsivoglia ragioni (a noi oscure) non sono stati ancora presi in considerazione dalle major. Poi con qualità del lavoro, puntualità nei pagamenti e strategie di partnership agili si costruisce un rapporto con gli editori esteri che spesso travalica il "lavoro". Si guadagna la loro fiducia e a quel punto si ottengono esclusive altrimenti impensabili per una piccola realtà come la nostra. Inoltre uno dei nostri punti forti è che non conosciamo il significato di "fuori catalogo"; noi un libro quando finisce lo ristampiamo sempre (e subito), e questo ci qualifica come partner ottimale per editori stranieri.
Cosa pensa della produzione di testi riguardanti il gioco del poker? Sappiamo che sono più frequenti le traduzioni di libri stranieri, ma con il grande successo del poker, pensa che in Italia ci sarà un incremento nella produzione di questi libri?
Lo spero, non tanto per noi (anche se per quanto ci riguarda, Kill Luck di Marco Trevix è uno dei nostri bestsellers assoluti) quanto per il movimento pokeristico italiano (il mio sogno poi sarebbe di tradurre in inglese libri italiani sul poker, e vi assicuro che nel giro di un anno ci saranno sviluppi clamorosi). Come già riportato nel libro sul Seven Card Stud di Antonio Cerruti, del quale sono coautore, quello che ci auguriamo è di contribuire alla moquettizzazione culturale del movimento italiano.
Qualche anticipazione sui prossimi titoli Boogaloo Publishing?
Abbiamo appena pubblicato i due volumi "Cash Games" di Harrington e Robertie, a breve usciremo con altri tre titoli compreso l'Advanced Tournament di Sklansky, poi a ruota usciranno SuperSystem2, il nuovo librone di Negreanu, l'ultimissimo libro di Mike Caro, e ancora Kill Phil (per ogni dettaglio rimandiamo sempre al nostro sito, http://www.boogaloopublishing.com , che è sempre aggiornatissimo). Stiamo vagliando molti titoli (tenendo anche conto che un buon 96% del meglio ce lo siamo già assicurati), ma per ora tutto quello che c'è di certo è quello che trovate riportato sul nostro sito. Naturalmente l'unica maniera per tener fronte a un impegno come quello che abbiamo abbracciato è di reinvestire appena possibile, e così continueremo ad aggiungere titoli al nostro catalogo, in maniera da poter offrire ai giocatori italiani una scelta veramente specifica a livello di poker. L'abbiamo combinata grossa, tanto vale andare in all-in. Inoltre nel giro di 6-9 mesi lanceremo due nuove collane in qualche modo collegate al poker, una dedicata alle biografie dei grandi giocatori, la seconda dedicata a Las Vegas (con particolare attenzione agli anni settanta!).
Las Vegas?
Sì, un mio capriccio. A giugno in occasione delle WSOP ci sono stato per la prima volta, in compagnia della mia fidanzatina (ah, abbiamo vinto anche un bebè, ma ce lo consegnano a fine marzo) e sono rimasto affascinato da tutta la faccenda Vegas. Ho stupidamente giocato a fare l'ateo per quarant'anni e poi alla fine avevano ragione loro: il paradiso c'è! Tutto bellissimo, non so come altro descrivere quello che è Vegas. Ho mangiato gamberi tutti i giorni (classifica personale Best Prawn in Town: 1 Wynn – 2 Bellagio – 3 Mandalay). Unica nota negativa i tavoli cash di seven card stud. Praticamente di decente c'era solo il 20-40 e 40-80 al Bellagio, solo che ogni volta ti ritrovavi minimo 3-4 pro al tavolo, una faticaccia, sudore e sangue (roba che per rientrare in Italia a testa alta senza un segno meno stampato in fronte ho dovuto giocare a NL Hold 'em $1-$2 con i turisti al Mandalay gli ultimi tre giorni). Ho provato anche il seven card spread limit $1-$4 ma rischiavo di chiedere il pensionamento. Aneddoto da aperitivo? Una sera al Mandalay sono al tavolo e cade dal soffitto un pezzettino di cornicione, peso totale zero, che però colpisce sulla spalla un giocatore a due tavoli da noi; il tipo si accascia folgorato e il dealer al mio tavolo si volta verso di me, che gli stavo a fianco, e mi dice: "C'è un nuovo milionario in città!" Lo hanno portato via con la lettiga, con tutti che gli facevano foto e lui che faceva uno sforzo inumano per non scoppiare a ridere.
E le WSOP?
Stai parlando con me? Stai parlando con me? Lasciamo stare. Che delusione. Mi sono iscritto al Event 35, $1500 Seven Card Stud. Parto bene, bello pimpante, raddoppio al primo livello e poi accumulo in maniera promettente….. poi….. il disastro, la catastrofe, le cavallette! Durante il quinto e sesto livello gioco una mano (escluso qualche bring-in subito foldato in 4th street). Una mano. Non due, una. Mi ci sarebbe voluto un termovalorizzatore in tasca da quante junk hands mi sono visto servire. Il museo degli orrori al gran completo. E intanto l'ante macinava e tutti vedevano carte tranne il sottoscritto. Due ore, una mano, ancora stento a credere di aver imbroccato una tale serie nera nel mio giorno più importante di sempre a livello di poker, voglio dire, le WSOP e io in due ore gioco una mano. Caporetto. Poi al settimo livello in early position AAK, fuochi d'artificio, festival del raise, piatto mostruoso, doppia all'asso in 5th street. E poi? Un supercattivissimo incastra un full di 6 alla settima carta. Ciao e grazie. Sono rimasto con chips sufficienti a pagare il taxi, mi hanno ignominiosamente spostato a un altro tavolo (in un primo momento sembrava dovessi sedermi al tavolo di Brenes) e nel giro di 5 mani…. Goodbye a everybody! Unica nota positiva il boato che a un certo punto ha invaso l'area tornei; al mio tavolo tutti si sono guardati con sguardo interrogativo, e io con la massima naturalezza ho detto: "Dario Minieri". E in effetti era il famoso doppio quattro runner runner! Tempo di asciugare la lacrima e ci siamo accodati al gotha del New Breed del Poker Italiano per andare a festeggiare Dario nel locale di Max Pescatori, con pioggia di rum cola.
Tornando ai libri, se dovesse consigliare una buon libro sul poker, per un curioso inesperto, quale sarebbe?
Nostri titoli esclusi (che, a parte forse Corso Rapido, NON consiglierei a un curioso inesperto) probabilmente direi Quella sporca ultima carta dei Caressa Bros (che ho personalmente regalato a un amico non praticante) o Il Grande Libro del Poker di De Toffoli.
Ha qualche libro sul comodino? Che letture fa un editore particolare come lei?
Purtroppo da quando sono diventato editore la mia media di libri letti al mese è crollata vergognosamente. Prima leggevo quattro-cinque libri al mese, soprattutto narrativa inglese, culture giovanili, cose così. Ora purtroppo sto già sui libri sei-sette ore al giorno e quindi quando stacco cerco di fare qualcos'altro (magari una partita di Subbuteo, altra arte nella quale ho sempre bulleggiato i malcapitati di turno). Naturalmente continuo a leggere libri su libri (per scegliere quali tradurre) ma si tratta di lavoro, probabilmente il lavoro più bello del mondo (calciatore della Sampdoria a parte), ma sempre lavoro è. Non vedo l'ora di espandere l'attività (e abbiamo già individuato come farlo) in maniera da tornare a leggere ai ritmi che mi competono anche fuori dagli orari di lavoro.