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Poker Strategy: analisi di una mano con Ronnie Bardah

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Nicola Pagano
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Poker Strategy: analisi di una mano con Ronnie Bardah 0001

Ronnie Bardah è un giocatore professionista americano, con al suo attivo quasi un milione di $ in vincite in tornei live e svariati piazzamenti itm alle World Series Of Poker.
Bardah ci propone il suo thinking process di una mano da lui giocata al PokerStars.net NAPT Mohegan Sun Main Event nel 2010.

Blinds: 800/1.600/100 ante

Preflop Action: Bardah rilancia da hijack con A6 fino a 3.500. Jeff Papola chiama dallo small blind, e lo stesso fa il big blind.

Bardah: Prima di questa mano, il mio stack galleggiava in zona "arancio", tra i 20 e i 30 bb. Non ero short ma non potevo nemmeno permettermi troppe aperture. Come conseguenza di questo, avevo probabilmente acquisito un'immagine abbastanza tight al tavolo e ogni volta che effettuavo un rilancio, incassavo i bui uncontested. Pertanto avevo già deciso che con ogni Ax, da middle o late position, avrei aperto il gioco, senza offrire alcuna esitazione. E così ho fatto con questa mano, anche se questa volta ho trovato due call, forse stanchi di regalarmi chips...

Flop Action: Il flop scende 963. Check per tutti.

Il big blind era un giocatore abbastanza loose, che entrava in molti piatti facendo solo call. Forse era il meno esperto al tavolo, ma per questo anche abbastanza difficile da prevedere. Al flop più volte aveva seguito senza niente in mano, a volte donk-bettato con puntate molto alte, a volte check-raisato. Volevo evitare proprio quest'ultima situazione etenere il piatto sotto controllo.
Forse, con una mano con meno showdown value (tipo AxKx o AxQx) avrei c-bettato, ma in questo caso avevo anche la netta sensazione, a causa di alcuni tells, che il big blind fosse molto interessato alla mano.
Anche oggi rifarei la stessa mossa, farei check dietro.

Turn Action: Il turn è un A. Papola esce puntando 5.200, il bb folda e Bardah chiama.

Il fatto che il BB abbia foldato è stato un sollievo. Il mio check al flop poteva facilmente indicare agli avversari una mano con ace-high. Per questo, quando Papola è uscito puntando l'ho messo in bluff oppure su una value bet. In entrambi i casi la cosa migliore è sempre chiamare dietro, visto anche il vantaggio della posizione. Il rilancio non mi avrebbe fatto ottenere nulla. In caso di bluff, posso indurre l'avversario a puntare ancora al river e comunque rilanciando al turn otterrei solo il suo fold. Se invece ha una mano più forte della mia, evito guai peggiori.

River Action: Un 10 completa il board. Papola punta 10.600. Bardah chiama. Papola mostra AQ, ma Bardah con A6, doppia coppia, incassa il pot.

Il mio call al turn, deve aver fatto capire che una mano l'avevo, probabilmente un Ax. Allo stesso modo, la sua bet al river mi ha fatto propendere per un AxJx, Ax9x, Ax10x, con "assi superiori" penso avrebbe tribettato preflop. Ho ritenuto di poter essere avanti, ma c'erano comunque alcune possibilità che avesse una doppia superiore o magari un set. Motivo per cui mi sono limitato al call, anziché pushare i resti: in caso di sconfitta allo showdown mi sarebbero rimasti 8-9 bb, sufficienti per il classico "one chip one chair"!

E' probabile che Papola potesse chiamasse anche un mio all-in al river e quindi, in un certo senso, ho perso valore limitandomi al call. Il fatto che non avesse tribettato preflop mi ha fatto escludere una mano come AxQx. La mia immagine al tavolo, probabilmente, era diventata troppo tight!

Alla fine però sono soddisfatto della mia giocata, dal momento che in situazioni come questa, dove al 60-70% sei sopra, ma restano comunque delle "zone d'ombra" che potrebbero costarti il torneo, la prudenza è la cosa migliore, e il call l'azione che suggerisco. In fin dei conti, preservare le chips fino in fondo è lo scopo di un torneo!

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Nicola Pagano

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