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Phil Ivey Contro il Borgata: Arriva la Risposta del Casinò

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Francesco Cammuca
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Phil Ivey

Si arricchisce di un altro episodio molto importante, la vicenda che più di tutte sta appassionando gli amanti del poker. Da una parte troviamo Phil Ivey, forse il giocatore più forte della storia ma attuamente invischiato in un affare a dir poco losco. Dall'altra parte troviamo i vertici del Borgata Casino di Atlantic City, i quali rivendicano il fatto che il giocatore californiano ha barato per ottenere dei benefici particolarmente invitanti al tavolo di Baccarat.

La vicenda risale ormai all'inizio del 2014, quando i vertici del Borgata Casino accusarono Phil Ivey e un suo amico orientale, Cheng Yin Sun, di aver barato ad un tavolo di Baccarat, al punto da portare a casa la mostruosa cifra di 9 milioni e 600mila dollari durante una sessione giocata nel 2012. Da lì nasce la vicenda sul piano giudiziario, con la giustizia americana che ha condannato i due giocatori alla restituzione del denaro vinto all'indirizzo della casa da gioco del New Jersey.

Pochi giorni fa, Phil Ivey è passato al contrattacco, chiedendo a propria volta un risarcimento di 10 milioni di dollari (dunque una cifra superiore a quella in questione) a causa della distruzione delle carte da gioco indetta dai vertici del Borgata Casino, e che a detta del giocatore californiano rappresenterebbe una distruzione delle prove che, secondo la giustizia, incastrerebbero Ivey e Cheng Yin Sun.

Nel corso della giornata di venerdì, dopo quasi un mese dall'esposto fatto da Ivey, è arrivata con un po' di ritardo la risposta dei legali che rappresentano il Borgata Casino. Secondo questi ultimi, la distruzione delle carte da gioco, dopo un determinato periodo di tempo, è una pratica abituale all'interno della casa da gioco, pertanto non sembrerebbe esserci nulla di insolito in questa azione intrapresa dagli addetti ai tavoli del casinò di Atlantic City.

Ivey e Sun non ci stanno, sostengono che, essendo ancora un corso un processo, le carte relative alla sessione incriminata non andavano distrutte e che dunque le accuse nei loro confronti debbano decadere. Difficile stabilire chi abbia ragione e chi torto. Difficile dire che la distruzione delle carte in questione andasse quantomeno posticipata in attesa del verdetto finale della Corte, tanto quanto è difficile dare torto ai due giocatori, visto che un primo giudizio li aveva effettivamente dichiarati colpevoli.

E per Phil Ivey, una seconda beffa sta per apparire all'orizzonte, dopo quella che gli è costata poco più di 12 milioni di dollari in seguito ad un altro fenomeno di edge-sorting, ovvero la pratica di segnare le carte al fine da trarne benefici al tavolo: tanto Phil aveva vinto durante una sessione al Crockfords Casino di Londra, e tanto è stato costretto a restituire alla casa da gioco britannica.

Un'altra sconfitta davanti alla giustizia, per un totale di oltre 21 milioni di dollari, porterebbe un danno clamoroso alle tasche di Phil Ivey, uno abituato a vincere diversi heads-up, ma che nei testa a testa con i giudici sta uscendo con le ossa rotte.

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Francesco Cammuca

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