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Mario Perati Racconta le Sue WSOP: "Potevo Fare Anche Meglio"

Francesco Cammuca
Francesco Cammuca
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Mario Perati

L'edizione 2015 delle World Series of Poker ha regalato tante soddisfazioni al movimento italiano. In primis i due braccialetti portati a casa da Max Pescatori e l'ingresso di Federico Butteroni tra i November Nine, che torneranno in corsa il prossimo 10 novembre per giocarsi il braccialetto nel Main Event.

Ma tra gli italiani che hanno fatto benissimo c'è anche Mario Perati, il quale ha ottenuto ben sei piazzamenti ITM nel corso delle WSOP.

Mario si è raccontato in esclusiva per PokerNews Italia, svelando le sue sensazioni durante i tanti tornei a cui ha preso parte.

Sei ITM a queste WSOP: ti ritieni soddisfatto o speravi/pensavi di fare meglio?
"Diciamo che se avessi dovuto metterci la firma prima avrei accettato, ma essendo lì e avendo espresso un buon gioco, sempre riposato e concentrato, speravo di fare qualcosa di più. Ma vuol dire che sarà per il prossimo anno".

Qual è l'evento in cui speravi di andare più lontano e quale quello in cui non ti aspettavi di fare così bene?
"L'evento dove speravo di fare meglio è sicuramente il Main Event, dove purtroppo c'è stato poco da fare, mi è andato tutto storto, pur avendo giocato un buon poker. Al contrario non ci sono eventi dove non mi aspetto di fare male, sapendo di essere di gran lunga superiore al field".

Ci sono altri eventi in cui non hai fatto ITM ma sui quali contavi?
"Non si può non aspirare di fare bene al Main Event, è un torneo così bello e importante che crea mille aspettative e speravo proprio di fare meglio. Ma anche lì andrà meglio il prossimo anno".

Cosa ti ha aiutato sul piano mentale, oltre che su quello del gioco, per andare avanti in così tanti eventi?
"La gente che non è abituata non può capire quanto sia dura tenere sempre la concentrazione alta, perciò è fondamentale arrivare al tavolo riposati e senza mai arrendersi anche nei momenti duri".

Max è stato l'unico azzurro a fare meglio di te in termini di ITM alle WSOP: come descrivi il suo rush in quel di Vegas, avendolo vissuto da vicino?
"Max è stato veramente grande, sapeva esattamente con chi aveva a che fare al tavolo ed ha sempre lottato con la mentalità giusta. Io lo andavo a trovare ogni break perché giocavamo in contemporanea e parlavamo sempre della tattica da utilizzare in quel dato momento, ed essendo varianti era lui ad illuminare me. È sempre stato positivo, io ho cercato di aiutare nella positività e poi c'è da dire che il fatto che lui risieda in USA lo aiuta sicuramente. Speriamo di superarlo l'anno prossimo".

I tuoi programmi dopo le WSOP?
"Sicuramente mi schiererò al Main Event IPT di Saint Vincent e poi il grande appuntamento con l'EPT di Barcellona, una città che amo. Terrò le dita incrociate".

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