Ciclismo e Poker: Raymond Poulidor Racconta le Sue Partite a Carte con Eddy Merckx
Nella sua edizione di lunedì, il quotidiano sportivo francese L'Equipe ha intervistato Raymond Poulidor, una vera e propria icona del ciclismo d’Oltralpe con 189 vittorie in bacheca.
Appassionato di carte e di poker, Poulidor ha raccontato le sue battaglie omeriche contro i più grandi campioni della storia del ciclismo.
In occasione della presentazione della 73° edizione della Parigi – Nizza, in cui ha vinto due volte in 18 partecipazioni, Poulidor ha narrato le sue prodezze contro Giacomo Anquetil ed una leggenda assoluta del ciclismo internazionale come Eddy Merckx.
"Ero programmato per il secondo posto", spiega Poulidor a proposito del secondo posto in classifica generale concesso all'epoca dell'ultima tappa della Parigi-Nizza del 1969. Il francese trattiene il ricordo "di vincitore" di Merckx ma anche il fatto che il belga fosse continuamente "inquieto. Sempre quasi malato, ma sempre l primo ad attaccare."
"Ma non era per il bluff, lui non era fatto come gli altri", continua a proposito del belga. Dopo aver descritto Merckx, Poulidor ha parlato di Anquetil come di uno sportivo con la testa sempre sui numeri. "Aveva un calcolatore al posto del cervello".
Poulidor ha descritto poi ciò che aveva lui nella testa durante la gara. "Non pensavo alla corsa. Sognavo. Mi occorreva sempre uno o due giorni per sentirmi davvero in competizione. Quante volte mi sono fatto sgridare da Antonin Magne (il suo direttore sportivo, ndlr) quando ero in coda al serpentone."
Poulidor ha spiegato le ragioni per le quali ha probabilmente ha vinto meno corse importanti rispetto i suoi due rivali, evidenziando anche come l’ambizione non sia mai stata una delle sue caratteristiche principali. "Ero contento della mia sorte," ha spiegato. "Quando avevo fatto una brutta gara i giornalisti pensavano di trovare un ragazzo disperato mentre io li accoglievo col sorriso", ha aggiunto.
Senza sorpresa – visto che il titolo dell'intervista è "Se fossi stato cattivo come con le carte", il colloquio passa poi sul campo dove Poulidor metteva tutti d’accordo: il poker .
"Anquetil aveva un tic della bocca quando aveva carte buone. C'è stata una partita memorabile a Caracas con Merckx che a quei tempi era ingarbugliato con la squadra del Belgio. Li ho spennati entrambi, erano furiosi", ha raccontato Poulidor a proposito di una partita a ridosso dei campionati del mondo del 1977.
"Si ero serio" giura Poulidor quando gli si chiede se la partita si fosse davvero svolta alla vigilia di una corsa così importante. Raymond riporta l’articolo sui binari della gara nella sua seguente risposta, quando gli si ricorda che di essere arrivato penultimo... davanti a Merckx.
"Ah si, era lontano... Si aveva la partita di poker ancora in testa" confessa prima di aggiungere che le sue qualità di lettura e di gestione delle carte non erano molto utili in corsa. "Oh no, ciò non mi serviva in gara! Ero un misero stratega. Ero contento di essere sulla bici. Me lo hanno sempre rimproverato. Mi dicevano che se fossi stato tanto cattivo come a carte, avrei vinto molte più corse. A carte, io giocavo per guadagnare."
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