Giocare a poker con un amico si può? Sì, ma c’è una regola da rispettare
Si tratta di una pratica diffusa soprattutto tra i nuovi giocatori di poker che non lo fanno con malizia, ma non comprendono quanto non sia etico e quanto costituisca una violazione delle principali regole del gioco perché è proprio collusione.
Un tipico esempio è quello di due amici che vanno al casinò per trascorrere qualche ora giocando insieme a poker. Sono preoccupati che la natura spietata del gioco, che in fondo consiste nel vincere il denaro degli altri giocatori, possa causare rancori e danneggiare la loro amicizia se si affrontassero con troppo accanimento e quindi decidono di evitare tutto ciò con un accordo.
L’accordo può avere diversi aspetti. Si può prevedere che quando uno segue un rilancio l’altro esca dal piatto, che uno non giochi in bluff contro l’altro e quindi la puntata forte indicherà una mano forte, che tra di loro non ricorreranno allo slow play, che consiste nell’avere la mano più forte portando però l’avversario a pensare di essere debole con un gioco passivo, lasciando che sia sempre l’avversario a puntare per aumentare il piatto per poi all’ultimo calare la mannaia.
Potrebbero magari adottare un segnale segreto per indicare quando si ha una buona mano affinché l’altro foldi per poter prendere solo i soldi degli altri giocatori. Se finiscono in heads up, andranno a vedere tutte le street in check piuttosto che puntare e rilanciarsi contro.
Tutte queste forme di accordo, più le altre eventuali che potrebbe assumere, si equivalgono e sono egualmente errati.
Il poker non è un gioco di squadra. E’ un gioco altamente individualista e fortemente competitivo e in effetti non funziona a dovere se non lo si approccia con l’atteggiamento corretto. Nel corso degli ultimi dieci anni di “boom del poker” molti organizzatori hanno cercato di realizzare delle forme di poker che utilizzano delle squadre per rendere il gioco più entusiasmante a livello televisivo.
Questi tentativi però sono tutti falliti. L’introduzione della collusione, che porta un giocatore ad aiutare o per lo meno a non danneggiare altri specifici avversari, distorce così gravemente l’essenza del gioco che quanto ne esce non risulta quasi riconoscibile come poker.
Meglio dirlo in parole chiare: la collusione nel poker, che sia tra due o più giocatori e in qualsiasi sua forma, rappresenta sempre un imbroglio puro e semplice. Non si dovrebbe mai metterla in pratica o parteciparvi e anzi sarebbe opportuno dissuadere chi la propone. Se poi si sospetta che al proprio tavolo ci sia in atto qualche accordo di questo tipo, sia che coinvolga perfetti estranei o propri amici, si dovrebbe denunciare il fatto all’amministrazione della poker room. Sono tanto la nostra integrità quanto quella del gioco a richiederlo.
Mike Caro, autore di poker, alcuni anni fa ha scritto un ottimo articolo per la rivista BLUFF intitolato “Il mio codice etico personale" in cui affermava quanto segue in merito alla collusione tra amici:
Quando parlo di integrità del poker tengo sempre presente che il gioco di per sè ha un difetto fondamentale. Il problema è che ci può essere solo un vincitore per ogni piatto, a meno che non si chiuda in parità nel cui caso si divide. In ragione di questo c’è la tacita intesa che ogni partecipante dovrà giocare nel proprio esclusivo interesse.
Quando inizio una partita sono consapevole che qualcuno potrebbe essere d’accordo con altri per trarre vantaggio in modo non etico da questo difetto. Perciò c’è una tacita e sacra promessa che ogni giocatore onesto adotta quando si siede al tavolo verde e cioè che prenderà tutte le decisioni in base al proprio profitto. Se ignorassi questa promessa probabilmente i miei avversari non lo saprebbero mai e io potrei trarre vantaggio dell’impegno preso nei miei confronti, tradendo la loro fiducia. Per me questa è la più infima forma di disonestà. Se non si onora il tacito impegno reciproco il poker semplicemente non funziona. Tutti diventano vulnerabili quando qualcuno non rispetta la promessa. E’ questo il difetto.
Stranamente molti giocatori pensano che dovrebbero aiutare gli amici, ma quando si gioca morbidi con gli amici ci sono altri al tavolo che possono esserne danneggiati. Sono in particolare gli avversari più aggressive che giocano onestamente a soffrirne in quanto interpretano erratamente quanto accade al tavolo a causa delle alleanze segrete come elementi tattici che caratterizzano il gruppo di amici. Ciò porta i giocatori onesti a prendere decisioni sbagliate per motivi errati nel corso delle mani successive. Ancora peggio, il soft play spesso comporta che i giocatori onesti competono per piatti inferiori quando hanno mani forti perché gli avversari decidono di non partecipare per agevolare j propri amici. Inoltre, i giocatori onesti potrebbero chiamare un bluff senza sapere che l’avversario non punterebbe mai in caso di mano debole a causa di un accordo segreto con un altro giocatore. Giocare soft per agevolare gli amici è imbrogliare. Se si desidera essere generosi, innanzitutto si deve vincere il denaro, giocando onestamente. Poi lo si potrà regalare agli amici successivamente.
C’è un solo tipo di accordo che bisognerebbe fare coi propri amici quando ci si siede insieme a un tavolo da poker: che tutti faranno del proprio meglio, in linea con le regole ovviamente, per vincere tutto il denaro degli altri, proprio come si farà con gli altri giocatori. Comunque andrà la partita, nessuno coverà rancori e si lascerà il tavolo verde amici come prima sia che si abbia vinto o che si abbia perso.
Se si può fare questo tipo di accordo con i propri amici e attenersi a esso allora sarà possibile giocare a poker con loro. Se non si è in grado di giungere a questo tipo di accordo con i propri amici e a mantenerlo, allora non si può giocare con loro e punto. E non c’è niente di sbagliato in questo. E’ comprensibile e apprezzabile che, ad esempio, alcune coppie di coniugi non riescano a giocare uno contro l’altra perché trovano troppo stressante infliggere delusioni o perdite al proprio partner. Non c’è assolutamente niente di sbagliato in questo, semplicemente vuol dire che non si potrà giocare a poker insieme.
Giocando cash, si può optare semplicemente per tavoli differenti e il problema è risolto. In un torneo tuttavia non è possible controllare l’assegnazione dei posti ai tavoli e quindi non si potrà accedere a un torneo con una persona contro cui non si è in grado di giocare in modo competitivo.
Si dice che non ci sono amici al tavolo da poker. E’ comprensibile il punto dell’aforisma, ma non va preso troppo alla lettera. Ovviamente è possibile avere degli amici al tavolo verde, sia quelli con cui si è andati a giocare che quelli conosciuti giocando, perché in effetti gli amici rendono il poker più divertente.
L’unica regola da rispettare è quella di non giocare in modo meno competitivo contro di loro perché sono nostri amici.
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