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Le dichiarazioni di Daniel Colman, le opinioni dei PRO, il parere dell'esperto. Il mondo del poker si divide.

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Daniel Colman

Oramai la notizia di Daniel Colman che scappa dalla stampa dopo aver vinto il Main Event del Big One for One Drop ha fatto il giro del mondo e, chi piu' e chi meno, si è fatto la propria opinione.

Per chi non avesse la minima idea di quello di cui stiamo parlando ecco un veloce riassunto: Colman finisce in Heads Up con Daniel Negreanu, vince il duello, si porta a casa oltre 15 milioni di dollari e, al momento di posare per le classiche foto di rito e per le interviste, decide di andarsene senza rilasciare alcuna dichiarazione, senza parlare con la stampa che avrebbe avuto mille e piu' domande da porre.
Ha evitato tutto e tutti, declinando anche l'intervista da parte di un colosso televisivo che ha già in programma di mandare in onda un lungo documentario sulla storia della sua vittoria.
Ha voltato le spalle e semplicemente ha lasciato la sala in compagnia di Oliver Busquet e Haralabos Voulgaris - che si mormora abbiano una quota del suo buy-in.

Se questo potrebbe sembrare un comportamento "normale", ci sono d'altronde giocatori in ogni sport che dopo una vittoria paiono storditi dal clamore, la sua dichiarazione divide un po' il mondo dei players:

"Sinceramente non devo alcuna spiegazione a nessuno ma ne daro' una..
Prima di tutto, non devo proprio niente al poker. Sono stato abbastanza fortunato da poterne beneficiare economicamente ma l'ho giocato tanto a lungo da vedere il lato negativo di questo mondo.
Non è un gioco dove i PRO sono sempre felici e vivono vite piene. Avere un lavoro dove sei alla mercé della varianza puo' essere danantamente stressante e puo' portare a moltissime pessime abitudini. Nemmeno in un milione di anni raccomanderei a qualcuno di provare e diventare un poker pro.
E non è nemmeno un gioco dove i dilettandi sono sempre felici di perdere i loro soldi solo per il divertimento. I perdenti perdono molti piu' soldi in questo gioco di quanto i vincenti ne vincano.
E molti di questi soldi non possono permettersi di perderseli. Questo poi va bene se qualcuno è siocco abbastanza da scommettere dei soldi che non puo' permettersi di perdere, ma resta un loro problema.
In un mondo perfetto i mercati vengono basati sulle transazioni coerenti di consumatori consapevoli ma nella realtà purtroppo questo caso non si verifica: i mercati sono basati sulle pubblicità che cercano di giocare con gli impulsi delle persone, facendo leva sulle loro debolezze in modo tale da far prendere loro decisioni irrazionali.
Mi sta bene se qualcuno decide di andare a giocare a poker di sua spontanea volontà ma dissento fortemente quando il gioco d'azzardo viene pubblicizzato, esattamente come succede per le sigarette e per gli alcolici.
Mi infastidisce molto che la gente si preoccupi per il benessere del poker dal momento che il poker è un gioco che ha un effetto negativo sulle persone che lo giocano. Sia economicamente che emotivamente.
In quanto a promuovere me stesso, credo che i traguardi individuali non dovrebbero essere celebrati. Non voglio essere parte di questo gioco in favore degli altri e non lo voglio per me stesso.
Questa è la mia visione personale. E si, mi rendo conto che sono conflittuale. Ho monetizzato questo gioco che mira alle debolezze delle persone. Mi piace, mi piace la sua strategia ma lo vedo come un gioco molto oscuro.
"

Da un lato le opinioni personali vanno sempre rispettate, dall'altro la critica ha lanciato frecciate molto pesanti nei suoi confronti; una persona di tale fama deve onorare anche la parte burocratica del lavoro, quella che consente di continuare a vivere di una luce riflessa anche nei momenti piu' bui.

Abbiamo riportato le opinioni diffuse a mezzo stampa di alcuni PRO stranieri ma abbiamo anche voluto dedicare uno spazio ai nostri giocatori, opinioni che vi riportiamo fedelmente.

Ma prima di andare avanti voglio porgere un sentito ringraziamento ad Andrea Borea per aver contribuito in maniera decisiva e fondamentale alla realizzazione di questo pezzo, dimostrando una professionalità fuori dal comune ed una incredibile conoscenza delle dark sides del poker.

Phil Hellmuth, volendo evitare i facili luoghi comuni, si porta sulla stessa linea di pensiero di Colman: "Il fatto è che noi ispiriamo milioni e milioni di persone, tutti lo sanno, non è solo una mia idea. Pensateci: Tiger Woods ispira le persone, Lebron James ispira le persone.. voi mi guardate e pensate 'wow, guarda quello che sta facendo!' e anche io, allora, ispiro le persone.. Penso che sia giusto per il poker quando noi ispiriamo le persone ed è bene per il poker lasciare che le persone entrino un po' nelle nostre vite."

Joe Hachem ha cercato di placare un po' gli animi con questa dichiarazione, forse cercando anche di insinuare che la giovane età di Dan Colman possa aver influito in una situazione di grande stress: "Mentre vi sono dei benefici sia per la comunità del poker che per il giocatore stesso nell'abbracciare la stampa e diventare un ambasciatore, questo non è un requisito fondamentale. Per svariate ragioni - l'età, l'essere introversi, l'ansia - in molti non sono interessati a stare sotto i riflettori. Noi non sappiamo quali siano le ragioni di Daniel per aver evitato la stampa ma non è ragionevole fustigarlo per averlo fatto. Date a questo 23enne un po' di pausa."

Il vincitore dell'IPT San Marino 2013 Antonio Bernaudo dice la sua: "In Colman finalmente ho visto un uomo con gli attributi sotto.. Ho sempre sostenuto che i giocatori di poker fossero un po' megalomani perché, in fin dei conti, noi siamo bravi in un gioco dove sfruttiamo le debolezze degli amatori. Delle volte, a sentir parlare i miei colleghi, sembra siano dei chirurghi e la cosa mi ha sempre infastidito. In Colman ho visto la luce, quello che ha detto è qualcosa di terribilmente vero ma non ho apprezzato molto l'atteggiamento ostile verso il movimento; alla fine i media vanno rispettati, i blogger in primis. Stanno là a fare il proprio lavoro sbattendo da un tavolo all'altro ogni giorno. Avrei preferito che quelle parole le dicesse su ESPN e non sul forum 2+2, ovviamente in maniera piu' diplomatica anche perché il bacino di utenza è diverso."

Mentre in totale disaccordo con Colman è Alessandro De Michele: "Ho letto le dichiarazioni di Colman riportate dai nostri portali di informazione. Fatta salva la libertà di pensiero di ognuno, credo ci sia una sorta di controsenso di fondo: non credo che nessuno abbia puntato una pistola alla testa di Colman per iniziarlo al giochino, nè tantomeno ritengo che qualcuno gli abbia imposto di grindare (e battere) i massimi livelli di Sit&go HU o di prendere parte agli MTT più costosi dell'universo; se ritiene che questo sia in qualche modo immorale, può semplicemente smettere di giocare e magari scrivere un bel libro dal titolo 'Those couple of things nobody will tell you about poker' o una roba simile. Qualora invece avesse intenzione di continuare a fare il poker PRO, non credo sia corretto dichiarare di non avere interesse a promuovere il poker: se paradossalmente da domani non si avvicinasse più nessun neofita al giochino, i soldini in circolazione - nel lungo periodo - rimarrebbero solo quelli dei "regs" o di chi ormai è rimasto "travolto" dalla moda pokeristica, e la rake che si paga alle poker room o ai casinò eroderebbe progressivamente questo "monte-denari", fino ad arrivare a decretare la morte del giochino stesso. Certo, lui potrebbe continuare a vincere sereno contro regs o pseudo-regs, ma a un certo punto la catena si interromperebbe. Non sono infine d'accordo sulla frase "è un gioco oscuro": anzi, il gioco in sé è piuttosto cristallino. Semmai è la mente di chi lo osserva o lo giudica che può essere oscura o annebbiata da una sorta di "pubblicità ingannevole"; o ancora in un certo senso può essere oscuro l'insieme di interessi che gira attorno al mondo del poker. Ma sono altre questioni: chiunque sa (o dovrebbe sapere) che in questo giochino si DOVREBBE esser vincenti nel momento in cui si fanno scelte più corrette rispetto ai propri avversari; chiunque sa (o dovrebbe sapere) che non sta scritto da nessuna parte che quanto sopra sia sufficiente per esser vincenti, perché nessuno di noi vivrà abbastanza a lungo da poter sconfiggere la varianza, il cui impatto può esser semplicemente "attenuato" giocando il maggior numero di partite possibile che si riesce a giocare, senza compromettere il proprio livello di gioco."

Stessa intonazione quella di Federico Petruzzelli: "Beh che dire... non condivido assolutamente nulla di cio' che ha dichiarato Colman. Dopo aver vinto cifre da capogiro e quindi (per forza di cose) hai cambiato la tua vita in meglio, non puoi dichiarare "non devo nulla al poker". Come lui, un po' tutti abbiamo visto il lato positivo e negativo del poker, a prescindere dalle cifre vinte/perse. Per concludere penso che non esista cosa piu' bella di celebrare una propria vincita importante, a maggior ragione se si tratti di un torneo che porta il nome di Big One For One Drop!"

Anche il PokerStars Team PRO Daniel Negreanu è intervenuto con una considerazione personale che in parte sposa la teoria di Colman: "A me sarebbe piaciuto essere un giocatore professionista di hockey o di NBA, nei college molte persone dedicano una vita intera nella speranza di riuscirci e diventare professionisti, fanno molti sacrifici per poi fallire. Solo i migliori ce la fanno.
Il poker pero' puo' riuscire anche in altri ambiti, non è tutto negativo: con il Big One for One Drop, ad esempio, si sono raccolti oltre 4 milioni e mezzo di dollari da devolvere in beneficenza, e questo vuol dire poter fare la differenza attraverso un gioco che amiamo. Ho visto l'altra parte del poker e non nego che vi siano dei rischi per certe persone che possono sviluppare delle dipendenze ma trovo questa teoria piu' valida verso quei giochi a vincita immediata come lo slot machines; nel poker, come negli altri giochi, sono i migliori ad emergere, a vincere un sacco di soldi, mentre la maggior parte delle altre persone, che siano golfisti, tennisti, giocatori di basket e anche imprenditori, falliscono.
"

La parte che invece differisce pone un accento un po' piu' perentorio su come certe opportunità possano avere un comune denominatore: la gratitudine. "Daniel ha ragione quando dice di non dover nulla al poker, ma io vedo una parola differente: GRATITUDINE. Essere grati per aver trovato un gioco che si ama ed essere bravi a giocarlo, abbastanza da tirarci fuori di che vivere. Non deve niente al poker, certo, ma il poker gli ha dato davvero molto. Non deve al poker, o a me, proprio niente ma è come dire di non dovere niente alla cameriera che ti serve, alla quale non devi un 'grazie' e nemmeno la mancia, ma è una cosa che fai come gesto di cortesia, proprio come fare un'intervista."

Anche Luca Moschitta ha una visione molto simile a quella di Negreanu e parla in modo semplice della questione: "Sono molto in sintonia col pensiero di Negreanu.. Se hai un talento è giusto sfruttarlo e se hai la possibilità di essere fonte di ispirazione per giocatori meno esperti è giusto che ti fai carico del compito di essere un buon esempio da seguire. Penso sia giusto così, nel mio piccolo il poker mi ha dato tanto e ho sempre cercato di aiutare gli altri giocatori ad avere il giusto approccio al gioco. Il marcio esiste ovunque ed è proprio con la disciplina e l'educazione che si combatte. Per poche persone che purtroppo si rovinano (ma si rovinerebbero forse anche di più in altri giochi) ci sono milioni di persone che spendono pochi euro al mese o addirittura giocano playmoney, quindi non spendono niente che si divertono giocando a poker. Il poker è soprattutto un momento sociale.
Posso fare l'esempio di mia mamma. Non è una giocatrice vincente ma il poker l'aiuta a rilassarsi nei momenti in cui è libera dal lavoro. La sua "perdita mensile" è di circa 10€ e riesce anche a vincere ultimamente perché sta migliorando. Con moderazione e disciplina il poker è uno dei giochi, o sport (ma qui si dovrebbe aprire un'altra discussione), più belli al mondo.
"

Carlo Savinelli, vincitore di IPO14, ci dice: "So che lui è un cattolico praticante, contro l'autocelebrazione dell'individuo specie su cose che possono essere dannose. Questo aspetto ovviamente è alla base delle sue dichiarazioni. E' un opinione e come tale va rispettata, mi piace che abbia sottolineato il lato "oscuro" del poker spesso sottovalutato o non menzionato."

L'opinione di Marco Bognanni: "Mi trovo oltremodo d'accordo con lui su certi aspetti, ho letto tutta la sua intervista e la condivido in pieno, è un gioco strano il poker, molte volte fa perdere la concezione della realtà, il valore dei soldi ed, ahimè, fa montare la testa molto velocemente alle persone piu ingenue. Detto questo Colman sbaglia a dare un giudizio cosi' preciso e netto, totalmente negativo, ci sono anche diversi aspetti positivi che andrebbero tenuti in considerazione, non per ultimi l'aggregazione, la sportività e l'adrelina di certi momenti. Certo è che bisogna sempre rimanere con i piedi per terra e porsi i giusti obiettivi, purtroppo a volte l'invidia o la gola fanno fare il passo piu' lungo della gamba. Una persona affetta da ludopatia sarà perdente a poker probabilmente, ma come lo sarebbe in ogni altro gioco, quindi non va denigrato o sminuito questo che, oltre che un lavoro, può essere anche un fantastico hobby/passatempo."

Queste le opinioni dei giocatori che vivono ogni giorno situazioni che si alternano tra il buio e l'euforia, situazioni che non puoi prevedere e che riescono a cambiare l'andamento delle cose in meno di un minuto.
Se questa fosse una storia di fantasia chiunque riuscirebbe a mettersi nello stato d'animo che segue la sospensione dell'incredulità, ma a volte ci facciamo condizionare in modo negativo o positivo da quello che i giocatori che piu' ci piacciono raccontano; per questo abbiamo interpellato anche Francesco Di Fant, esperto di comunicazione non verbale e linguaggio del corpo, facente parte del team de La Casa degli Assi.
"Daniel Colman si nega alle interviste, criticando il poker come un gioco oscuro che vede molti sfortunati perdenti e pochi vincitori messi sotto i riflettori a fare da specchietto per le allodole.
E' vero che molte persone potrebbero sviluppare una sorta di dipendenza negativa dal gioco e perdere soldi insieme a salute fisica e psicologica, ma per le debolezze dell'individuo non si può incolpare un gioco sportivo che, quando usato saggiamente e in maniera adeguata, riesce a divertire in maniera sana milioni di persone in tutto il mondo ogni giorno.
Anche lo stress a cui sono sottoposti i professionisti viene citato come motivazione della presunta malignità del Poker, ma se è vero che lo stress è poco salutare e portare a cattive abitudini, così anche la noia, la rabbia repressa e molte altre emozioni e sensazioni possono essere dannose per l'uomo. Lo stress fa parte della natura umana, non si può evitare cosi' facilmente a meno che si scelga di vivere come eremiti in una caverna.
Lo stress, la variabilità, il rischio, la flessibilità, sono tutti elementi con cui ognuno di noi deve fare i conti sia nel gioco che nel lavoro, sembra davvero riduttivo ritenere che il Poker debba addossarsi colpe eccessive che non ha.
"

A questo punto ognuno è libero di scegliere da quale parte schierarsi, di credere o non credere alle ipotesi e alle parole sentite o lette; quello che rimane, secondo la logica, è che certi comportamenti sono sintomo di un malessere e di un'ambivalenza nemmeno tanto dissimulati.
Da che cosa questo malessere dipenda non ci è dato saperlo e, forse, non lo vogliamo nemmeno.

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