Per una Corte Neozelandese i Tornei di Poker non sono Gioco d’Azzardo
Pietra miliare per il poker, una corte neozelandese ha dichiarato che le pubblicità .net non sono promozione per gli operatori di gioco e che gli stessi tornei di poker non sono gioco d’azzardo ma una forma di competizione.
Il Dipartimento degli Affari interni ha recentemente accusato TVWorks Limited (proprietario dei canali televisivi TV3 e C4) di aver violato il Gambling Act 2003. Il dipartimento ha affermato che diverse pubblicità su PokerStars.net hanno promosso un operatore straniero (PokerStars.com o PokerStars o APPT) o alternativamente che le pubblicità spingono i neozelandesi a giocare all’estero.
Nel primo caso, il giudice David J Harvey ha respinto tutte le accuse. Gli avvocati di TVWorks, Mike Heron e Joe Edwards, di Russell McVeagh, hanno espresso quanto segue:
• Il sito pokerstars.net non promuove un operatore, o induce i neozelandesi a giocare all’estero.
• Il sito pokerstars.net non è un sito di gioco online e non è sinonimo di pokerstars.com.
• L’APPT non rappresenta il "giocare" nei termini della legge perché è una competizione, con una quota d’ingresso ed un montepremi.
Riguardo alle pubblicità .net, l’accusa ha ammesso che pokerstars.net non sia un operatore di gioco. Tuttavia, ha sostenuto che l’uso del termine “PokerStars” sia nel nome di dominio .net che nel .com di fatto promuove pokerstars.com (per cui fa pubblicità ad un operatore estero).
Il giudice Harvey ha deciso che questa argomentazione dovesse soccombere per tre ragioni:
“Innanzitutto, la natura della materia nelle pubblicità ha chiarito che ciò che veniva promosso era il sito che non riguarda il gioco. Secondo, il sito .com non viene mai menzionato. A meno che l’utente conosca l’esistenza del sito .com, nessuna associazione può essere fatta tra PokerStars e quel sito. Terzo, le realtà di internet significa una differenza tra i diversi indirizzi, che siano .net o .com o .org anche se possono essere associati con un nome di dominio simile.”
In relazione alle pubblicità per l’APPT, la difesa ha affermato che i partecipanti ad un torneo di poker non sono giocatori d’azzardo. Per analogia, la difesa ha fatto la distinzione tra il proprietario di un cavallo che paga una quota per far partecipare il suo cavallo ad una corsa e che, quando il cavallo taglia il traguardo al primo posto, vince un premio in denaro, con qualcuno che scommette sul risultato della corsa, ed è in questo caso che si tratta di gioco d’azzardo. Il giudice Harvey si è trovato d’accordo con questa argomentazione aggiungendo:
“Sono d’accordo che il modo in cui è strutturato l’APPT non rappresenti gioco d’azzardo. Il pagamento di una quota non riguarda il risultato del gioco. Riguarda il dividersi la somma di denaro generata dal pagamento delle quote di partecipazione tra i giocatori vincenti. Anche se di solito il poker è associato a qualche forma di gioco d’azzardo, dato che i giocatori non fanno scommesse sul risultato di ogni mano, l’elemento di puntare sula risultato non è presente”.
Per arrivare a questa conclusione il giudice Harvey si è basato sulle prove presentate da esperti del settore come Damon Rasheed di PokerNews/iBus Media Consultancy e il professore Roger Marshall. Damon Rasheed ha dichiarato a proposito della decisione che:
“Quanto affermato dal giudice Harvey è un risultato comune nel settore che avrà implicazioni specialmente per quelle giurisdizioni con simili leggi come l’Australia e gli Stati Uniti, dove la distinzione tra le pubblicità sul .net e il gioco può ancora essere oggetto di dispute legali”.
Joe Edwards di Russell McVeagh ha aggiunto:
“L’impatto di questa decisione è che giocare gratuitamente sui siti .net ora può essere pubblicizzato in Nuova Zelanda e ci sarà un notevole aumento delle pubblicità dei siti .net e questi potranno essere sponsor di vari eventi relativi al poker”.
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