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Recensione Libri: 'Harrington on Cash Games, Volume II'

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Recensione Libri: 'Harrington on Cash Games, Volume II' 0001

I primi due volumi di Harrington on Hold'em, gli innovativi libri sulla strategia del torneo di Dan Harrington e Bill Robertie, anche se certamente complementari, operano in campi diversi. Il primo volume HOH serve da introduzione ai tornei NLHE mentre il secondo si concentra sui vari stili di gioco, confrontandoli anche nelle varie fasi di un torneo. In pratica, un giocatore con un po' d'esperienza nei tornei può tranquillamente prendere il Volume II senza aver letto il primo libro ed essere comunque adeguatamente preparato per le spiegazioni tecniche e i concetti del secondo libro, "M" e "Q," e tutto il resto.

Tuttavia, i due volumi di Harrington on Cash Games: How to Win at No-Limit Hold'em Money Games come notato nella nostra recensione del Volume I, sono stati concepiti per essere letti insieme. Infatti, il Volume II assume una tale familiarità con il lettore data con il primo libro che avrebbe poco senso leggere il secondo libro senza avere letto il primo. Una ragione è la discussione del gioco tight-aggressive — i consigli strategici dell'affermata coppia sui giochi cash NLHE — è distribuita sui due libri, con il gioco preflop e al flop coperto nel Vol. I e il gioco al turn e al river nel Vol. II. La sequenza sarebbe inoltre incompleta se uno iniziasse con il secondo libro perché i riferimenti di concetti importanti come l'essere pot committed, le dimensioni delle puntata, e il gioco "bilanciato" non sarebbero di chiara comprensione senza l'ampia parte teorica discussa in precedenza.

La discussione del gioco al turn (la prima parte del Vol. II, chiamata Parte Sei) contiene diverse importanti considerazioni, tutte collegate dal fatto che le pot odds cambiano significativamente con una solo carta da scoprire, "non devi fare una grossa puntata per negare le odds per chiamare al tuo avversario al turn."

Questo è vero anche per il tuo avversario, naturalmente, e così la maggior parte delle decisioni al turn si basano principalmente sulle pot odds (e implied odds). Nelle situazioni dove uno è davanti al turn, gli autori enfatizzano l'importanza di puntare per fare andare soldi nel piatto prima che la potenziale carta al river scoraggi l'interesse dell'avversario per la mano. "Noi chiamiamo quella carta un 'cooler,'" dicono gli autori, non usando il termine comunemente adottato (es. riferito a uno che è stato "cold-decked"), ma piuttosto come una carta al river che "raffredda" l'azione. Inoltre, in una situazione particolarmente vantaggiosa dove uno vuole giocare il suo stack, la coppia spiega come dosare la puntata al turn in modo tale da rendere l'all-in al river più possibile.

Al river (Parte Sette), la lettura della mano è essenziale, come il bisogno di variare il proprio gioco in modo da rimanere illeggibili. Come la sezione di gioco al turn, la discussione di strategia qui è relativamente breve, con molto più spazio dedicato ad analizzare le mani d'esempio (i "problemi"). "Ogni storia [di una mano] è un po' diversa, e ogni storia è influenzata dal suo contesto," spiegano gli autori. In base a "il miglior modo per imparare ad interpretare queste storie è con gli esempi," le mani d'esempio predominano in questa parte.

Come nel Vol. I, questi "problemi" sono ancora utili, anche se uno ogni tanto trova una leggera discordanza tra la strategia tight-aggressive che viene raccomandata e le mani d'esempio. Ogni mano inizia con la "situazione", e nella maggior parte degli esempi qui "tu" giochi con uno stile tight-aggressive, anche qualche volta quando non è il caso, come in una mano dove "ti piace giocare tante mani" che sono "complicate e insidiose." Questa apparente contraddizione è dovuta al fatto che gli autori hanno scelto mani reali (prese dal gioco live e online) per discutere piuttosto che inventare mani e situazioni che supportassero in maniera perfetta le loro idee. L'effetto è simile ad un insegnante che deve istruire una varietà di studenti, tutti con livelli d'abilità e conoscenza diversi, e cercando di istruire ognuno a seguire l'approccio tight-aggressive che gli viene consigliato.

La Parte Otto, "Tells e Osservazioni," offre una panoramica dei tell fisici nel gioco live, betting patterns, e "il pericolo di parlare al tavolo." Nonostante quello che si vede spesso nei film, Harrington e Robertie credono che i tells fisici "non sono un elemento così importante del gioco come la maggior parte delle gente crede," attribuendo molto più significato ai betting patterns. Tuttavia, nonostante la lettura dei tells degli avversari non sia di vitale importanza, vale la pena di considerare di ridurre al minimo i nostri potenziali tells, e gli autori lo consigliano di conseguenza.

La Parte Nove ritorna alla strategia con una panoramica relativamente breve (30 pagine) del gioco loose-aggressive, qui presentato come un'alternativa occasionale per il giocatore tight-aggressive per cercare di ingannare l'avversario. La differenza negli stili riguarda principalmente il numero di mani che uno sceglie di giocare, con alcune considerazioni risultanti dalla decisione di entrare in un numero relativamente più alto di piatti. Gli autori illustrano nove "tattiche" comuni del gioco loose-aggressive (es. la "bad board bet," il "double-barrelled blast"), oltre al come giocare nel migliore dei modi contro questo tipo di giocatori. Infatti, la maggior parte della dozzina di "problemi" illustrati dopo presenta una situazione dove "tu" non sei il giocatore loose-aggressive, ma lo è il tuo avversario.

Poi segue un'altra breve sezione sul "Vincere i giochi deboli" (Parte Dieci). Che sia tight o loose, passive o aggressive, i giocatori deboli tendono a adottare uno stile di gioco "lineare" e facilmente leggibile. Questi giocatori inoltre tendono a non prestare particolare attenzione allo stile degli altri, e così non ne rimangono affetti, continuando a seguire il loro sterile stile di gioco con poca o nessuna variazione. In queste circostanze, "variare e ingannare diventa meno importante," e quindi gli autori raccomando una contro-strategia che è a sua volta "lineare" e semplice. Loro contrastano con l'"attacco puro", come opposto allo stile di gioco difensivo che raccomandano per i giochi più difficili. Anche qui le mani d'esempio chiariscono i concetti che loro dicono funzionare meglio ai giochi live $1/$2 o ai cash games online $0.10/$0.25.

La Parte Undici parla di "Bankroll Management e Altri Argomenti," e fornisce le linee guida per trovare il proprio limite adatto (salendo e scendendo), i pro e i contro del giocare multitable online, gestire il tilt, "euforia" (un momento caldo), e "la sindrome del contabile" (puntare a vincere determinate somme), e anche alcune riflessioni riguardo al pagare le tasse. Il libro conclude con una breve intervista con lo specialista di cash-game da molto tempo e il runner-up al Main Event WSOP 1979 Bobby Hoff (Parte Dodici). Hoff racconta aneddoti storici riguardo ad alcuni giocatori in particolare, e illustra gentilmente il suo approccio al gioco cash aggressivo.

Riuscirà mai Harrington on Cash Games ad arrivare allo stesso livello di gradimento dei libri sui tornei di Harrington e Robertie? Probabilmente no, anche se il destino del libro dipenderà dalla popolarità dei tornei rispetto ai cash games. Con spettacoli come High Stakes Poker e la variante del gioco cash di Poker After Dark che continuano ad attirare pubblico, sempre più giocatori stanno passando al gioco cash, e per questi giocatori i libri di Harrington e Robertie forniscono un'utile guida di facile lettura. Infatti, mentre i giocatori mediocri ed esperti di cash games potranno certamente beneficiare di qualche consiglio dato in Harrington on Cash Games, il volume probabilmente funziona meglio come introduzione per i nuovi giocatori che giocano a bassi limiti.

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