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Lo Strizzacervelli del Poker – Volume 1 – Troppo Poker non Fa Bene

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Lo Strizzacervelli del Poker – Volume 1 – Troppo Poker non Fa Bene 0001

Le World Series of Poker 2006 si sono svolte per un periodo di quarantasette giorni consecutivi, anche più per gli organizzatori. Per gli operatori televisivi, e per i media in genere, si tratta di una maratona senza sosta e per i giocatori di poker l'evento si può trasformare in altre sei settimane di poker senza interruzioni tutti i giorni. Non c'è da meravigliarsi che al termine delle sei settimane si registri un massiccio aumento dei casi di depressione e tra i giocatori di poker.

Il primo giorno della serie non ci sono altro che buoni pensieri, determinazione e grandi speranze. Un mese più tardi però la realtà è che meno di quaranta giocatori indossano un braccialetto delle WSOP. Centinaia di noti giocatori professionisti finiscono con assolutamente nulla nelle loro tasche e dozzine, pur avendo incassato qualcosa, non riescono nemmeno ad accedere ai tavoli finali o a conquistare uno dei titoli in palio. I mazzieri sono stanchi, il personale di servizio irritabile ed ugualmente affaticato e gli operatori dei media, che sono soliti lavorare al limite per offrire il meglio agli utenti, diventano più e più scontrosi.

Il numero dei richiami sembra aumentare ogni giorno, maggiori penalizzazioni vengono date ai giocatori, aumentano anche le dispute allo sportello delle registrazioni e le code si allungano davanti a quello dei reclami. Ho addirittura potuto assistere ad una violenta discussione per delle patatine fritte fredde in una delle cucine. Cosa stava succedendo? Ci trovavamo forse alle Strane Serie della Paranoia?

Ecco, una diagnosi di gruppo è piuttosto semplice. Una grande quantità di persone aveva ripetuto le stesse attività per giorni e giorni, settimane alla fine. Oltre il 90% del "segmento critico" di questa comunità, i giocatori di poker, in questo modo ha pessimi risultati assicurati ogni giorno. Con pessimi risultati non intendo solo perdite di denaro e conseguenti scarsi salari ma anche la frustrazione crescente a causa del mancato conseguimento degli obbiettivi. I giocatori sono il gruppo dominante in queste micro-società e nel complesso sono solo loro che devono vedersela con la possibilità di ottenere un cattivo risultato. Aggiungete a tutto questo una completa mancanza di assistenza e non ci sarà da meravigliarsi del fatto che il malumore regni ovunque.

In questo ambiente ho potuto diagnosticare nove o diecimila casi di reale depressione patologica. Ovviamente queste valutazioni non valgono universalmente, ci sono molti giocatori e molti membri del personale che riescono a passare indenni ed a conseguire buoni risultati. Questi anzi potrebbero esse oggetto di studi interessanti ed informativi mirati a comprendere come questi individui possano affrontare e gestire l'intensa esperienza delle World Series.

Coloro che prendono parte alle Series per tutta la loro durata, senza patire gravi danni, hanno alcuni tratti in comune. Innanzitutto, non vivono di solo poker 24 ore al giorno 7 giorni su 7: sono partecipi della vita mondana del Rio Hotel e del Casinò. Interagiscono con persone esterne alla comunità del poker e quando invece si trovano con altri giocatori chiacchierano di tutto tranne che della comune passione. Questi, in genere, mangiano bene, fanno esercizi di ginnastica, dormono in modo adeguato e limitano il consumo di a alcool. In altre parole, quelli che non sono depressi pongono se stessi e la propria salute davanti al gioco del poker, che questo sia il loro lavoro o il loro hobby.

La depressione colpisce molte persone. Due delle cause che la inducono tra le più facili da gestire sono lo stress da lavoro e lo stress da denaro. Se il vostro lavoro consiste nel giocare a poker ed il vostro sostentamento dipende interamente dalle vincite al poker, allora potreste essere soggetti a depressione collegata al lavoro.

Molte persone che soffrono di depressione si sentono come senza energia e sono incapaci di concentrarsi. Altri si sentono costantemente irritabili senza alcuna ragione apparente. Questi sintomi, inoltre, tendono ad aumentare nel corso di alcune settimane. Gestire anche solo piccole depressioni può essere un compito critico perché queste possono inficiare il vostro lavoro e se questo per voi consiste nel giocare a poker, una spirale di crescente depressione potrebbe dare il colpo di grazia al vostro gioco.

La prima domanda che un giocatore deve porsi quando avverte uno di questi sintomi è: "cosa faccio oltre a giocare a poker?"

Molti sono i giocatori che una volta entrati al Rio non lo lasciano per tutta la durata delle World Series. Loro vivono li, giocano li a mangiano anche nello stesso posto. Se abbandonano i tavoli è solo per svolgere attività collegate al poker o per provare altri tavoli del casinò. Per tutta la durata delle Series ci sono oltre 40 gradi a Las Vegas, una perfetta scusa per non farsi una passeggiata o uscire a godersi la natura. Ginnastica si può fare in una qualsiasi delle palestre dell'albergo ma la scusa per non andarci è che sono sempre troppo affollate. Trovare cibo sano è molto più facile ma le alternative offerte dai fast food sono sempre allettanti e, per concludere, le bevande sono sempre incluse in ogni sala da poker.

I giocatori entrano in un circolo di solo poker per tutto il tempo il che porta, in un torneo, a doversi aspettare una cattiva prestazione nel 91% dei casi. Considerato tutto ciò non stupisce scoprire che moltissime persone sono in grave crisi depressiva dopo un mese di torneo ininterrotto. La depressione può danneggiare il vostro gioco e condurvi in una spirale che potrebbe recare danno ad ogni aspetto della vostra vita. La cura consiste nell'adottare piccoli accorgimenti quali uscire dalla sala, alzarsi dal posto e fare passeggiate all'aperto.

Nota editore: Alzatevi e fate una passeggiata all'aperto per almeno cinque minuti al giorno quando giocate su Pacific Poker

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