WSOP 2015: i Consigli di Robert Brewer ai Giocatori Amatoriali
Ogni primavera, prima delle World Series of Poker, i giocatori professionisti vengono intervistati per dare consigli utili a chi vuole prepararsi per grindare i tornei; cosa mangiare, quali supplementi nutrizionali prendere, a chi rivolgersi per il coaching e in quale sedia accomodarsi per un bel massaggio prima di iniziare a giocare.
Ma chi non è un professionista? Che dire di una persona qualunque, con un buon lavoro e una certa abilità nel poker? Persone che magari vanno a Las Vegas per qualche giorno o per una settimana (o due) e che non possono organizzare la propria vita interamente attorno alle ambizioni pokeristiche. A loro non ci pensa nessuno?
Potremmo parlare con qualcuno che ha vissuto tale situazione in vita sua, qualcuno come Robert Brewer di Portland, Oregon.
Due anni fa, a giugno, l'allora ventiseienne Brewer era un marketing manager che aveva avuto un discreto successo sia live che online, e che si trovava alle prese con alcuni dei migliori giocatori da torneo al mondo, in un evento di No Limit Hold'em da 1.500 dollari alle WSOP.
Oggi Brewer partecipa a una decina di tornei l'anno, a parte l'estate di Las Vegas, e si considera più un giocatore cash. nonostante ciò è riuscito ad arrivare al tavolo finale del suo secondo torneo WSOP in carriera, dove alla fine perse un colpo contro Mohsin Charania e uscì al 9° posto in un field di 1.731 giocatori.
L'anno scorso Brewer non è riuscito ad andare a premio in nessun evento WSOP, ma nonostante ciò tornerà a Las Vegas anche quest'anno, a cominciare dal Millionaire Maker (Evento #16).
Recentemente ho parlato con Brewer, a pochi giorni dal primo compito da svolgere prima delle WSOP: fidanzarsi ufficialmente - anche se questo non fa parte dei suoi consigli.
Un altro compito personale di Brewer è evitare di bere alcolici per un paio di settimane prima del suo viaggio a Las Vegas. Un impegno davvero serio per un ragazzo che ha passato anni a inventarsi pubblicità per una marca di birra. Ma Brewer dice di essersi sentito molto disciplinato l'anno in cui è arrivato a quel tavolo finale, dopo che a causa di una scommessa non aveva toccato alcol.
L'anno scorso ha bevuto qualche birra (sebbene mai durante un torneo), così quest'anno per scaramanzia ha deciso di provare a vedere se l'astinenza lo porterà ad un altro tavolo finale. "Non berrò nulla alla mia festa di fidanzamento", ha dichiarato.
Brewer non si sta preparando per le WSOP giocando di più a poker, ma semplicemente si sta allenando fisicamente per le lunghe giornate al Rio che lo aspettano. Per lui è una cosa normale, non a caso un paio d'anni fa Brewer correva fino a 70 miglia alla settimana. Alto e slanciato (nonostante la passione per la birra), è uno di quei giocatori che sponsorizzano uno stile di vita salutare.
I principianti delle WSOP devono essere mentalmente preparati ad affrontare alcuni dei migliori giocatori al mondo, anche nei tornei dal buy-in basso e dal field enorme come il Millionaire Maker o il Colossus, che inizierà fra pochi giorni. Una situazione identica a quella affrontata da Brewer nel 2013, durante la sua corsa verso il final table.
"Sono arrivato al Day 2 con 65.000 chip, mi sono seduto e conoscevo tutti al tavolo perché seguo sempre PokerNews. C'erano Bryn Kenney, Zimnan Ziyard, Shannon Shorr e Mohsin Charania. E dato che il nostro tavolo aveva il numero più alto, sapevo che sarebbe stato l'ultimo ad essere smembrato e quindi sapevo che ci avrei giocato contro a lungo".
I suoi consigli per i giocatori che dovessero trovarsi in una situazione simile?
"Giocate solo in posizione contro questi avversari. Ogni volta che mi sono trovato fuori posizione ho perso la mano. Restringete il vostro range se parlate prima di loro, perché se si trovano in posizione contro di voi, vi prenderanno di mira. Ma se dimostrate che siete disposti a reagire, smetteranno di farlo".
Oltre al suo lavoro nel marketing e al suo fidanzamento, Brewer è riuscito a ottenere un accordo che ha portato l'unico satellite ufficiale delle WSOP in tutto l'Oregon.
Il poker a Portland è tutta una serie di club privati che organizzano tornei in base a regolamenti davvero complessi. Brewer ha parlato con uno dei proprietari di club, ha ricevuto le scartoffie da parte delle WSOP e ha navigato nelle acque impetuose dei dipartimenti di polizia e di social gaming della città. Il primo torneo - con in palio ingressi al Colossus, al Monster Stack e addirittura al Main Event WSOP si è giocato a inizio maggio.
Il consiglio finale di Brewer ai giocatori amatoriali che tenteranno l'avventura alle WSOP?
"Mai sottovalutare gli avversari, in particolare se non li conoscete", suggerisce Brewer. "Potrebbe trattarsi di un fenomeno europeo che magari ha appena compiuto 21 anni. Potrebbe essere un giocatore poco noto che però nel suo paese sta dominando. Potrebbe essere un giocatore senza grossi risultati in carriera che però sta giocando alla grandissima".
Grazie a Robert Brewer per i suoi consigli oculati. Con lui, e con i tanti altri giocatori part-time che sono diretti a Las Vegas, ci vedremo tra pochissimo!
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