Ragionando di Bluff
Quando si parla di poker nell'immaginario collettivo si crea subito l'associazione con il termine bluff. Credo quindi sia importante fare una breve riflessione su questa tecnica di gioco che, a torto o a ragione, molti associano con l'aspetto principale del poker.
Personalmente giudico questo una interpretazione sbagliata o quanto meno estremizzata del gioco del poker, in particolare del Texas Hold'em; ma è risaputo che io sono un giocatore non particolarmente incline a bluffare (attenzione a non darmi per scontato però...), sia come stile di gioco sia perché forse non è del tutto nel mio DNA! Qualcuno, pertanto, potrebbe non essere d'accordo con me su questo punto, anche perché, bisogna ammetterlo, i giocatori che sanno bluffare in maniera veramente efficace sono dei veri e proprio artisti, che innalzano l'adrenalina del gioco e mandano in estasi il pubblico. Bluffare bene e in maniera redditizia non è semplice, è un po' “un'arte”, un qualcosa che unisce aspetti di logica, strategia, calcolo, psicologia e anche un po' di estro personale. E' una scelta di gioco che per risultare efficace deve essere un po' “nelle corde” di chi la effettua, appartenere allo stile del giocatore, altrimenti se non viene effettuata con la giusta spontaneità risulta controproducente.
Tuttavia nella mia ormai lunga esperienza di gioco devo dire i tornei non si vincono solo bluffando, anzi un eccesso in questa tecnica spesso porta all'eliminazione; vi sono a mio avviso molte altre componenti, forse anche più importanti, che risultano decisive per centrare risultati di spicco in un torneo di Texas Hold'em, come ad esempio, saper foldare una mano forte al momento giusto, se necessario.
Tuttavia il bluff rimane una tecnica di gioco fondamentale nel poker, se usata nella maniera corretta e con l'abilità giusta. Affinché il risultato arrivi, anche il bluff deve sottostare ad alcuni criteri di base.
Forse sarà banale ma per prima cosa iniziamo ad intenderci su cos'è un bluff. Un bluff è una puntata o un rilancio con una mano che se chiamata ha pochissime (o non ne ha del tutto) chance di vincere. Una mano perdente insomma.
Detto questo, proviamo a vedere quali sono le peculiarità che contraddistinguono un buon bluff e un giocatore di utilizzare bene questa tecnica di gioco.
1. Non bluffare troppo. Una variante del classico “il troppo storpia”, nel senso che se tendiamo a farlo troppo spesso (e veniamo “smascherati”) la cosa diventa nettamente controproducente, prima o poi ci troviamo nella situazione in cui gran parte del tavolo non crede più alle nostre giocate in bluff e questo si trasforma “boomerang” assolutamente negativo. In generale, è sempre meglio non ripete le stesse giocate (siano bluff o altro) e cercare di rendere il proprio stile vario ed imprevedibile.
2. Fare un bluff quando conviene. Quando conviene andare in bluff? Questa domanda è basilare. Un bluff deve essere valutato in relazione al valore del piatto: non ha senso investire una quantità di chips superiore a quelle del piatto. Cerchiamo piuttosto di limitare i bluff alle situazioni in cui è economicamente conveniente, quando c'è' un giusto rapporto tra le chips che investiamo nel bluff e il piatto che cerchiamo di vincere in questo modo.
3. Tenere conto degli avversari. Gli avversari ovviamente non sono tutti uguali e non è detto che sia ugualmente possibile bluffare contro tutti o nello stesso modo. Affinché un bluff possa risultare vincente è necessario che l'avversario che abbiamo di fronte sia in grado di foldare la propria mano, anche se ha un punto. Ci sono avversari (come ad esempio le cosiddette “calling station”, giocatori passivi che si limitano a chiamare sempre, anche con in mano un punto mediocre, a volte solo con A high...) che difficilmente riescono a passare una mano, ed è chiaro che contro di loro un bluff non può sperare di avere successo. Lo stesso a volte si può dire dei maniac, dal momento che sono molto difficili da prevedere e spesso preferiscono rischiare di perdere tutte le chips piuttosto che abbandonare una mano. Quindi è indispensabile individuare contro chi si può fare un bluff e questo lo dobbiamo capire già prima che ci arrivi la mano adatta per un bluff, studiando tutti gli avversari al tavolo, il loro stile, la loro psicologia.
4. Non cercare un bluff contro troppi avversari. E' ovviamente un corollario del precedente. E' difficile riuscire a prevedere le reazioni e “leggere” le carte di più di un avversario. Quindi è bene limitare il bluff contro un solo giocatore, al massimo due.
Ovviamente tutto parte dalla capacità di “saper leggere la mano” degli altri, basandosi sull'idea che ci siamo fatti del loro stile e del tipo di giocate che preferiscono effettuare.
Ma come abbiamo già anticipato in precedenza, è altrettanto importante capire che idea di noi si sono fatti gli altri giocatori al tavolo, ovvero avere consapevolezza dell'immagine che noi diamo agli altri. Se siamo riusciti a trasmettere un'immagine di giocatori solidi i nostri avversari potrebbero avere una maggiore propensione a dare credito alle giocate che facciamo, consentendoci così di affrontare con maggiori chance un bluff. Allo stesso modo, questo risultato possiamo ottenerlo se siamo riusciti a renderci “imprevedibili” al tavolo, alternando giocate “tight” con giocate “loose”, solidità con “furti”, ma l'immagine di imprevedibilità ottenuta in questo modo deve essere costruita con una certa “arte” al tavolo, ad esempio combinando situazioni in cui mostriamo le carte (ad es. con un punto) con altre nelle quali non lo facciamo.
5. Bluffare con “stile”. In sostanza il bluff è sia una tecnica, che un'arte. Gli aspetti tecnici (saper quando bluffare, contro chi etc...) vanno “mixati” con una certa abilità psicologica nel confondere gli avversari. Per questo, giocano un ruolo decisivo i “tells” al tavolo, ovvero le movenze del corpo, le espressioni del viso, le parole che si usano, tutto per confondere gli avversari.
In particolare sono efficaci i cosiddetti “faketells” ovvero atteggiamenti e posture del corpo che trasmettono un messaggio contrario a quella che è la forza della nostra mano.
Insomma il bluff è una tecnica molto complessa che per essere ben applicata ha bisogno di tempo, esperienza, studio e anche predisposizione. Per questo normalmente non la consiglio a giocatori alle prima armi. Nelle prossime lezioni cercheremo di analizzare ulteriormente questo affascinante aspetto del poker, in relazione ad alcuni esempi di bluff e anche alle fasi di un torneo.
Per il momento è tutto, un saluto e alla prossima!