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Il Chipleader Assente: Una Dinamica Interessante al Final Table

Matthew Pitt
Matthew Pitt
Beto10
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3 min read
Quando il Chipleader Non c'è...

A causa di alcuni grossi stravolgimenti nella mia vita, non ho avuto granché tempo per giocare a poker, nelle ultime cinque o sei settimane, ma questa settimana sono tornato a dare battaglia nel mondo dei tornei multi-tavolo low-stake.

Uno dei tornei a cui ho partecipato si è svolto su Betfair Poker, un torneo di No Limit Hold'em Turbo da €3, con possibilità di un re-buy e un add-on. Questo è uno dei miei format preferiti, visto che il re-buy singolo rende gli stack un po' più deep alla fine del torneo, nonostante la struttura turbo.

Questo torneo in particolare ha attirato 114 giocatori, me stesso incluso, quindi non stavamo giocando per chissà quanti soldi, ma credo fosse l'ideale per immergermi nuovamente nelle acque dei tornei multi-tavolo.

Il torneo non ha dato grossi spunti, con poche mani davvero degne di nota. Tuttavia, mentre navigavo a gonfie vele nel tavolo finale, è sorta una dinamica interessante che credo valga la pena di condividere, dato che da una parte è insolita e dall'altra illustra l'importanza di rimanere sempre ben consapevoli delle dimensioni degli stack durante la fase finale, cruciale, di un torneo.

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All'inizio della fase a 9 giocatori avevo il sesto stack più grosso, ma con bui da 2.500/5.000 (e ante 500) avevo soli 6,3 big blind. Quasi tutti i miei avversari si trovavano nella stessa posizione precaria, con il più short che aveva meno di tre big blind. Persino il secondo aveva solo 10 big blind.

Nel frattempo, il chip leader si godeva un vantaggio enorme, con uno stack di circa 250.000, cioè 50 big blnd. Una posizione ideale, dato che era quasi impossibile che perdesse il primo premio da circa €130.

In breve tempo sono stati eliminati tre giocatori e il trofeo sembrava inevitabilmente destinato a Mister Big Stack. Poi è successo qualcosa di inaspettato che ha alterato completamente la mia strategia: il chip leader si è disconnesso e non si è più riconnesso.

Improvvisamente siamo passati dall'essere in balia di un monster stack a giocare six-handed (five-handed in pratica) da short stack. A quel punto i bui erano saliti a 3.500/7.000 con ante 700: lo stack medio era di soli 6,4 big blind. Di solito questo trasforma il resto del torneo in un push-or-fold generale, ma preso mi sono reso conto che gli altri quattro miei avversari volevano scalare posizioni nel payout, aspettando semplicemente che qualcun altro venisse eliminato.

Appena me ne sono reso conto ho iniziato a rilanciare da bottone senza pietà, anche perché il big stack in sit out era sempre lo small blind e il big blind pareva aver schiacciato il pulsante dell'auto-fold. Nel giro di un amen ero arrivato a 12 big blind, mentre i miei avversari erano scesi tra i 4 e i 5: questo normalmente mi avrebbe permesso di chiamare automaticamente qualsiasi loro all-in con gran parte del mio range. Stavolta però non avrei chiamato senza una mano forte e avrei persino foldato parecchie buone mani, qualora i miei avversari con il loro short-stack avessero deciso di andare all-in.

Nonostante i bui alti e gli stack ridotti pensavo di avere un vantaggio significativo controi miei avversari passivi. In più, se fossi riuscito ad arrivare in heads-up col giocatore in sit-out, avrei vinto sicuramente. Quindi, tenendo conto di tutto ciò, ho deciso di rinunciare a un piccolo vantaggio immediato in modo da goderne di uno più grande in futuro. Anche se questo concetto si applica quasi sempre nelle fasi iniziali di un torneo - o quantomeno quando gli stack sono molto più deep - in questa situazione un poker convenzionale non avrebbe funzionato.

La fortuna mi ha aiutato quando con 88 ho vinto contro il secondo stack più grosso, che aveva KK, e mi sono ritrovato chip leader: alla fine ho vinto il primo torneo dal mio ritorno sul campo di battaglia virtuale.

Per uno sguardo più dettagliato e matematico a scenari simili a quello da me descritto, fate una ricerca sull'ICM (Independent Chip Model) e imparate come tale concetto si applica alle dinamiche del final table. Ma l'argomento non è certo facile, quindi preparatevi a far lavorare il cervello.

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Matthew Pitt
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